Immaginifico e, soprattutto, onnipresente. Apri il «Settimanale dei genitori» e trovi un'intervista di Obama, nell'occasione con Michelle. Accendi Espn, il canale sportivo via cavo, e chi trovi? Il presidente che parla delle virtù del basket nel college. Nelle ultime ore si è superato: giovedì sera era l'ospite di onore di «The Tonight Show», condotto, con la consueta irriverenza, dal comico Janet Leno; un programma di informazione-spettacolo molto seguito, ma di certo un proscenio inusuale per un capo della Casa Bianca. Poi, venerdì mattina, appena sveglio, Barack ha diffuso il videomessaggio in cui si rivolge direttamente al popolo iraniano, auspicando l'inizio di una nuova era.
La fantasia, certo, non gli manca. Obama è consapevole che la sua figura rappresenta un asset vincente negli Stati Uniti e nel mondo. Nonostante un lieve calo dell'indice di popolarità, il primo presidente afroamericano piace ancora: rassicura gli anziani, fa sognare i giovani, proietta la speranza (o forse l'illusione) di una società migliore. E, allora, in un'America sfiancata dalla recessione e alla disperata ricerca di un futuro credibile, punta tutto su se stesso. Vuole dimostrare a chi lo critica che il Paese crede in lui e che pertanto ostacolare le sue riforme significa andare contro la volontà del popolo.
Il rischio è che stia esagerando. Come ben sanno gli esperti di comunicazione, l'immagine di un presidente non si costruisce solo sulla simpatia, ma richiede autorevolezza e prestigio. Anche in un Paese informale e alla mano come gli Stati Uniti, un tocco di regalità aiuta. Obama, invece, ha deciso di puntare tutto sulla familiarità, di dimostrare che è sì il Primo cittadino, ma soprattutto un americano come tanti, che condivide con gli elettori la sua vita alla Casa Bianca.
Il che comporta un rischio: la sovraesposizione. L'onnipresenza alla lunga provoca sazietà, talvolta persino rigetto. E induce qualche perplessità: in tempi di crisi è giusto che il capo dello Stato passi tanto tempo in tv a parlare di diete o a scherzare con un comico?
E poi: siamo sicuri che Obama sia davvero un grande comunicatore? Si presenta bene, d'accordo, e sa pronunciare i discorsi, ma ha un grandissimo limite, che pochi hanno colto: non sa improvvisare. Per essere convincente deve leggere un messaggio preparato. Infatti, come ha rivelato recentemente il sito Politico, non parla mai in pubblico senza il teleprompter, lo schermo su cui scorre il testo di un discorso e che da sempre viene usato dai presidenti nelle grandi occasioni, come lo Stato dell'Unione a Camere riunite, ma nella quotidianità quasi mai. Persino Bush, che non era certo un grande parlatore, non pretendeva il gobbo elettronico. Obama, invece, lo esige sempre, anche per dichiarazioni di pochi minuti e quando un paio di volte l'apparecchio si è rotto, lui si è lasciato prendere dall'ansia, sbagliando persino il nome di uno dei suoi ministri.
È un grande interprete, ma la sua immagine è costruita ad arte, con la regia di David Axelrod, il suo spin doctor e vero artefice della sua ascesa. Guai far parlare Barack a ruota libera.
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