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Quel prete laico trasformato in un tecnico

La sua specializzazione sono i guai del mondo. Disse no a Veltroni che lo voleva nel Pd, ma a 62 anni si è imbarcato in politica con il governo tecnico di Mario Monti. Il centro del suo potere è la comunità di Sant'Egidio, di cui è il "grande sacerdote"

Quel prete laico trasformato in un tecnico

Il fondatore della Comunità di Sant’Egidio e neoministro per l’Integrazione, Andrea Riccardi, è un prete laico. O, per meglio dire, è un po’ prete e un po’ laico. Del prete ha l’umiltà, del laico l’ambizione il che, in un corpo solo, ne fa un ibrido sfuggente in cui le parole vanno da una parte, i veri progetti da un’altra e cosa pensi davvero non si sa.

Il suo ingresso in politica, per esempio. Quando qualche anno fa il suo amicone, Walter Veltroni, gli propose di impegnarsi col Pd, Andrea, carezzando con sapienza la barba da apostolo, rispose: «Sono abbastanza vecchio per decidere di non cominciare nuove avventure». Invece, come s’è visto, diventato ancora più vecchio si è agilmente imbarcato nell’impresa del governo montiano. E oggi dà il suo contributo alla crescita del Paese con un piano casa per diseredati.

I guai del mondo sono la specialità di Riccardi. Su questi, ha costruito la Comunità di cui è il gran sacerdote, il suo seguito di fan adoranti e un potere internazionale da oscurare i capi di Stato. Ovviamente, questa potenza di fuoco è diretta alla virtù. Sono, infatti, innumerevoli le benemerenze personali e quelle della sua organizzazione: apostolato, cura dei bisognosi, aiuti umanitari ecc. Ma soprattutto, eccelle in attività diplomatica nel Terzo mondo, grazie alla quale Sant’Egidio, attraverso canali misteriosi che superano in efficacia quelli dei governi, ha posto fine a guerre endemiche e scontri tribali. Suo capolavoro la soluzione del conflitto in Mozambico, con la firma della pace a Roma nel 1992.

Il sessantaduenne (il 16 gennaio) Riccardi, è un romano con ascendenze romagnole di famiglia borghese laico liberale. Il padre, presidente di una banca, era ammiratore di Mario, del per nulla beghino Pannunzio. La piega cattolica fu presa dal figlio a scuola dove si avvicinò al movimento di Don Giussani, che allora si chiamava Gioventù studentesca e che poi diventerà Cl. Trovò la cellula di Gs al Liceo Virgilio, i cui componenti formeranno poi il nucleo fondatore di Sant’Egidio. Tra loro, nella prima fase, anche Rocco Buttiglione e la futura moglie, Maria Pia Corbò. La data di fondazione della Comunità è, simbolicamente il 1968, per contrapporlo a quello trionfante dei capelloni casinisti. In realtà, Sant’Egidio decolla davvero nel 1973, con l’«occupazione», in Piazza Sant’Egidio (Trastevere) di un ex convento di Carmelitane. Dico occupazione perché i ragazzi, adocchiato lo stabile disabitato, di proprietà del ministero dell’Interno, ruppero tanto le scatole finché non ottennero di farne la loro sede. C’era stato, in realtà, lo zampino dall’alto. Dalla loro parte si era infatti schierato il cardinale Poletti che fu loro padrino, porta d’ingresso in Vaticano e agit-prop presso gli altri preti. Negli anni, la Comunità entrò nelle grazie di don Paglia (poi vescovo di Terni), del cardinal Martini che ne fu seguace e di Papa Wojtyla.

Nelle pause delle sue attività con tonache e infelici, Andrea si laureò in Legge. Si era nel frattempo consumato il divorzio con Buttiglione e i giussaniani stretti confluiti in Cl e tra loro era caduto il gelo eschimese tipico degli scismi ecclesiali. Per campare, Riccardi decise di fare il docente universitario. Poiché però le pandette non facevano per lui si buttò sulla Storia, più vicina ai suoi interessi di pio biblista. Così, un po' alla rinfusa, si infarcì di date e battaglie, finché vinse la cattedra di Storia contemporanea a Roma Tre che occupa tuttora. Ha scritto sulla Chiesa contemporanea e il dialogo interreligioso. È di idee larghissime e tutte le religioni gli vanno a fagiolo. È intimo degli ortodossi - frequenta tutti i patriarchi da Istanbul a Mosca -, compagno di scuola del rabbino di Roma, Riccardo Di Segni, commensale di Hassan al Tourabi, fondamentalista islamico sudanese ecc. Sulla questione la mette in questo modo: se si ha una forte identità - e lui come cattolico ce l’ha di ferro - non si temono i «diversi». Se invece, come i leghisti, si combattono con rozzezza è perché «l’identità padana non esiste. Non è pelle, è una maglietta».

Per conoscere anche un angolo riposto di Andrea e concludere con lui, va detto che è accentratore al limite del plagio. Intanto, la sede di Sant’Egidio si è estesa dal convento all'intera piazza, bar e negozi di souvenir compresi, chiesa limitrofa e palazzi nobiliari. Poi, dicono che si comporti con i confratelli come una Pizia davanti al tripode. La messa del sabato sera, ingresso vietato agli estranei, è il clou della vita comunitaria. Uomini e donne disposti in ordine gerarchico che pendono dalle sue labbra, luci orientate secondo criteri sapienziali e, al centro, Riccardi che, al posto del prete, tiene l’omelia di cui ha il monopolio. Frequenti i matrimoni tra santegidieschi, talvolta perfino coatti (ci sono testimonianze da brivido). Insomma, stando alle voci, quasi una setta.

Ovviamente il male, se c’è, è largamente compensato dal bene e noi siamo felicissimi di avere Riccardi nel governo tecnico anche se non capiamo di quale tecnica sia portatore.

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