Quel Tiromancino alla routine

Sul palco dell’Ariston per il Tenco, i Tiromancino non ci sono mai stati. E questo non testimonia a favore degli eredi di Amilcare Rambaldi. Perchè Federico Zampaglione, comunque, piaccia o non piaccia, la grammatica della musica italiana l’ha cambiata davvero.
Sul palco dell’Ariston per il Festival, i Tiromancino ci sono stati una volta sola. Era Sanremo 2000, sono arrivati secondi nelle Nuove proposte, ma soprattutto hanno stravolto il linguaggio festivaliero con Strade. C’era Riccardo Sinigaglia, c’era qualcosa di simile al rap, c’era una musica dai battiti al secondo diversa da prima. E’ stato come se, all’improvviso, in un posto dove scrivevano sui papiri, fosse arrivato un tizio a messaggiare con gli sms. Magari può non piacere, però è una rivoluzione.
Sul palco dell’Ariston per il Festival 2005, i Tiromancino ci sono stati. Non direttamente. Con un testo scritto da Federico per Franco Califano. Andò male, almeno dal punto di vista della classifica. Il Califfo uscì alla prima sera. Ma la canzone era un capolavoro. Almeno nel titolo Non escludo il ritorno. Roba da Califfo, per l’appunto. E, da quella collaborazione, è nata Un tempo piccolo, la canzone che ha fatto da apripista per la raccolta Tiromancino ’95-’05 nata da un vecchio brano di Califano rivisto nel testo e nel suono. Alta rotazione radiofonica per tutta la collezione musicale autunno-inverno 2005-2006.
Sul palco dell’Ariston per il Festival 2006, i Tiromancino non ci sono. Anche se, fra gli autori di Solo lei mi dà, la canzone degli Sugarfree, quelli di Cleptomania, c’è un F. Zampaglione. Precisazione sulla home page del sito internet dei Tiromancino: «Caso di omonimia. Ho visto che a Sanremo c’è tra gli autori di un brano “F. Zampaglione“. Non sono io ne tantomeno mio fratello. Saluti a tutti. Federico».
Per tutti questi e per tanti altri motivi, i Tiromancino sono invece sul nostro palco, su quello dell’altro Festival, il Festival del Giornale di Genova e della Liguria. Dove, nei giorni scorsi, abbiamo fatto sfilare Pacifico e i suoi Dolci frutti tropicali nati e cresciuti sulle riviere liguri d’inverno; i sapori di Leivi di Ivano Fossati e le parole del suo Arcangelo e Carlo Fava (unico ammesso ad entrambe le manifestazioni) e i suoi brividi genovesi.
Federico Zampaglione e i suoi Tiromancino sono ospiti obbligati anche perchè i cinque brani nuovi della loro raccolta (i due inediti Della stessa materia dei sogni e Tornerà l’estate, la rielaborazione di Un tempo piccolo e i nuovi arrangiamenti di due brani giurassici della loro storia come Conchiglia e Amore amaro) sono stati registrati e prodotti a Genova, al Porto Antico, fra aprile e giugno dello scorso anno. E poi festeggiati e bagnati da uno straordinario concerto proprio lì all’Expò, a pochi passi, con le luci del porto come scenografia.
Sarà che sono nate a due passi dall’Acquario. Sono canzoni che parlano di pesci. Canzoni firmate da gente che si chiama Pesce (Andrea Pesce, uno del gruppo). Che trasudano mare, che sanno di vento, di salsedine, di gabbiani e di dubbi.
Per esempio Imparare dal vento. «Torneremo ad avere più tempo e a camminare/Per le strade che abbiamo scelto e che a volte fanno male/Per avere la pazienza delle onde di andare e venire/E non riesci a capire.../Succede perchè in un istante tutto il resto diventa invisibile/Privo di senso ed irraggiungibile per me/Succede anche se il vento porta tutto via con sè/Vivendo/Ricominciare a fluire».

Roba che fa tornare in mente Panta rei e la prof di filosofia del liceo. Oppure, un altro capolavoro che si chiama Nessuna certezza.
Ecco, in un tempo (piccolo) in cui tutti giocano a non avere dubbi, uno che scrive e che canta Nessuna certezza a me piace moltissimo.

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