Quell’icona Red simbolo italiano di stile di vita

Nella scena più popolare del telefilm Ally McBeal, era un'allucinazione. «Potremmo prendere un caffè», aveva detto un aitante avvocato alla giovane collega, più nota per il suo spirito visionario che per le arringhe in tribunale. Le pareti della tazza di caffè, nel sogno a occhi aperti, diventavano quelle di una vasca tonda nella quale Ally e Billy - protagonisti della scena - facevano nuotare effusioni e acrobazie d'amore.
Film che vai, tazza che trovi? Certamente. Qualcuno direbbe che, se la tazza è piccina, la fattura è europea: ma più il diametro si allarga, più è probabile che ci troviamo oltreoceano, dove le mug (le tazze, appunto), sono una specie di Sacro Graal dei locali americani (i diner). È negli Stati Uniti che Barack Obama ha venduto all'asta la sua, di mug, per finanziarsi la campagna elettorale. Verrebbe da pensare che un banale secchiello di porcellana, sfiorato dalle labbra giuste, diventa più prezioso di un trofeo: in realtà l'idea del Presidente è stata congegnare una tazza con la stampa del suo certificato di nascita.
I fan della mug danno filo da torcere a quelli dei Muse: 133 milioni di pagine su Google, più di 310 mila video su youtube, 40 milioni di piattaforme online tra blog, forum e network. Sono i numeri di una venerazione a cavallo tra Oriente e Occidente, nata in Cina nel 1400. Nel vicino Giappone, i monasteri buddhisti ospitavano un culto per cui far transitare la stessa tazza di mano in mano, di ospite in ospite, era atto supremo d'amicizia e comunione. Ma il «cilindro panciuto con la maniglia» arriva anche in Europa, e i caffè londinesi diventano il suo tempio già a metà del 1600.
Sono i primi anni '90 - i nostri - quando i disegnatori de I Simpson creano le teste di Homer e Bart rimirando la forma di una mug, e munendola così di nome, cognome, occhi a palla e personalità. Così le tazze diventano star. E, a proposito di star, Lady Gaga festeggiò su Twitter i suoi 24 anni, pubblicando una foto con la sua tazza color porpora in mano. E David Letterman, il conduttore statunitense più famoso del mondo, ha fatto della sua l'accessorio più puntuale e coreografico della scrivania televisiva. Per non parlare delle tazze prodotte ad hoc per le nozze dei Reali inglesi: «1981-Carlo e Diana», «2005-Carlo e Camilla» (le più rare hanno la data sbagliata perché il matrimonio fu spostato a causa dei funerali di Giovanni Paolo II), «2011 - William e Kate».
Scrigno sempre aperto in cui galleggiano profumi, vapori, ricordi: le amarezze che confessiamo solo a lei, nel gesto più innato - l'abbeverarsi - semplice e intimo come un bacio quotidiano. Il souvenir più universale, l'accessorio dalle forme e le «facce» più estrose: non solo perché è il gadget sul quale più di frequente si stampano i volti delle icone di Hollywood o delle popstar. Con le tazzine - a quanto pare - si possono realizzare mosaici il cui risultato è la fisionomia di Marylin Monroe, o la più anziana Mona Lisa: è successo tre anni fa a Sidney, in occasione del «The Rock Aroma Festival», il più grande festival del caffè in Australia.
Ma, quanto a immersione nelle tele e nei pennelli, la tazza è un'antica habitué. A partire dalla seconda metà dell'800, quando il caffè diviene una delle bevande favorite nel mondo, le tazze affollano i quadri di Manet, Renoir, Cezanne, Matisse. Simboli senza voce (al pari che nella vita reale) di una giornata che comincia, di un pasto sfarzoso che finisce, di una moda decorativa emergente: orecchie tese, di porcellana, tra ostriche e limoni, bicchieri di cristallo, commensali che l'impressionismo e il cubismo di fine secolo avrebbero reso eterni. Quasi come le loro abitudini. Van Gogh, invece, aveva composto una «Natura morta con caffettiera e due tazze bianche», nella quale le tazze spumeggiavano tra i contorni bui del disegno, diventato poi il famoso «Natura morta con caffettiera»: illuminato e orfano delle tonde ancelle.
Opere d'arte a sé stanti, oggi: le dotano di dentatura, le tempestano (con ottima colla) di chicchi di caffè. E di Swarovski. Difatti (e torna in ballo Lady Gaga, col suo «Lady Gaga Workshop», New York, che assembla gadget realizzati dalla popstar) non è mancata una mug ricca di cristalli Swarovski con tanto di diamante: un'edizione limitata del valore di 695 dollari.
E se la Ingrid Bergman di Casablanca pensava con nostalgia alle tazze di caffè del Rick's Bar, gli psicologi ne sono convinti: ognuno di noi ne ha una. Il Dr. Tom Stafford (Sheffield University) sostiene che, per giovarsi al massimo della propria tazza di tè, caffelatte o caffè, ciascuno di noi debba fruirne «in un modo determinato, in una tazza determinata».

Praticamente, un tuffo nella routine che ci rassicura ogni giorno: quel piccolo abisso che abbiamo l'impressione di contenere e sorreggere fin da bambini. La prima fontana che abbiamo conosciuto dacché ci siamo svezzati, maneggevole, schioccante, con l'orlo screpolato e il calice pieno di vita.

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