Quell’«oscuro» potere delle donne

Cristiano Gatti

nostro inviato a Trento

Il potere delle donne. Esiste? Com'è? Dov'è? A Trento ci organizzano una mostra, ma dopo un solo giorno d'apertura è già polemica pesante. Bastano le prime visite per capire che la risposta alla curiosità sollevata dal titolo porta sempre là, dove già secoli addietro un re di Francia aveva localizzato il potere femminile, rivolgendosi galante ad una piacente cortigiana: «Signorina, non lo dimentichi mai: lei è seduta sulla sua fortuna».
Inutile appellarsi alle cervellotiche interpretazioni critiche: gira e rigira, anche le opere esposte a Trento tornano immancabilmente allo stesso punto. Quello. E il visitatore medio, che non è tenuto a volare altissimo, se ne torna a casa con le solite, scontate, retrive convinzioni. Dall'arte moderna, persino dall'arte d'avanguardia, non arrivano novità sostanziali: grosso modo, il potere delle donne non si è spostato di un millimetro. Praticamente, corrisponde al chiodo fisso degli uomini.
Sarà pure arte, ma in città non la stanno prendendo benissimo. Tanto che nella stessa giunta di centrosinistra si sta profilando una secca spaccatura, guarda caso tutta tra donne: da una parte l'assessora diessina alla cultura, Lucia Maestri, che ovviamente ha la responsabilità della mostra, e dall'altra la nutrita pattuglia femminile della Margherita. Già in occasione dell'8 marzo, quando in consiglio comunale sono circolati gli inviti alla mostra, è scattata la prima reazione: ma cos'è questa roba, hanno chiesto le margherite, c'era proprio bisogno di riprodurre donne nude sul cartoncino?
Purtroppo per loro, c'era proprio bisogno. Perché poi, alla prova dei fatti, l'inaugurazione ha rivelato come non si potesse fare altro: di donne vestite, semplicemente, la mostra non ne prevede. E il potere delle donne, ambizioso e intrigante titolo della rassegna? Vai a sapere. Se il visitatore non dispone di un'adeguata preparazione (?), l'impressione è la stessa che si può tranquillamente ricavare davanti all'edicola di una qualunque stazione italiana.
Le femministe, le ultime rimaste, sono sul piede di guerra. Minacciano manifestazioni simboliche davanti alla Galleria d'arte moderna. Invece Chiara Franzoia, una delle consigliere comunali in quota Margherita, avverte: «Adesso lasciamo che tutti diano un'occhiata alla mostra. Dopodichè, ne riparliamo in consiglio comunale. Si tratta di tutelare il decoro e il pudore dei cittadini. Noi ci siamo ritrovate questa mostra già allestita. Di sicuro, non staremo zitte». Alla loro richiesta di chiarimenti, questa la risposta dell'assessora diessina responsabile dell'iniziativa: «Siamo di fronte ad una provocazione». Confermato: questa faccenda della «provocazione» sta diventando un salvagente universale.
Vai con il sopralluogo in Galleria. Terry Richardson, presentato ufficialmente come «fotografo di un erotismo triviale», espone «giovani donne in pose provocanti, o atti sessuali palesemente esibiti». E il potere delle donne? Spiega la spiegazione che sarebbe il potere «di stimolare e provocare il voyeurismo negli spettatori».
Poco più in là, due grandi foto di signore che probabilmente, nelle idee di Sophy Rickett, il potere l'hanno raggiunto: in «Pissing woman», donne manager «fanno pipì in piedi, alla guisa maschile». Come viene aggiunto in chiave critica, «evidente il tentativo di destabilizzare l'altra metà dell'universo». Evidentissimo.
C'è poi il video erotico «Vixen», di Russ Meyer, considerato un cult sin dal 1968, forse perché proponeva già esplicitamente il tema dei grovigli tra donne. E c'è il filmato di una rappresentazione realizzata proprio qui a Trento, intitolata «Limpieza social», pulizia sociale. Autrice e protagonista è Regina Josè Galindo, una tizia del Guatemala famosa per le sue opere provocatorie, come l'operazione chirurgica con cui si è fatta ricostruire l'imene: in questo caso, si fa investire con un getto d'acqua da pompiere (ad occhio e croce, un male boia), ovviamente nuda.
Questo ed altro, nel «Potere delle donne». Certo, sono esposti anche cinque scatti del fotografo Helmut Newton, i famosi nudi artistici che servivano in caserma per coprire ben altri scatti. Anche stavolta, come allora, i suoi contributi sembrano servire più come copertura patinata che come effettive opere d'autore.
Diciamolo: se l'arte dev'essere (anche) scandalo, a Trento l'operazione può dirsi perfettamente riuscita. Scandalo sarà. Già all'inaugurazione dell'altra sera, qualche trentino dotato di scarso gusto estetico mugugnava ponendosi questo semplicissimo quesito: «Dopo l'ultima nevicata, il Comune non aveva i soldi per comprare il sale da spargere in strada: dove hanno trovato i soldi per queste porcherie?». Canoni estetici personali. Ne emergeranno altri, dello stesso tenore. Tempo pochi giorni. Certo il dibattito che sta montando avrà un effetto scontato: la migliore pubblicità alla mostra.

Così, mentre la giunta si prepara alla resa dei conti, già si profilano all'orizzonte torpedoni stracarichi di guardoni. E il potere delle donne? Se è solo per questo, ci si può risparmiare il viaggio. Nessuna novità da Trento: sta sempre là, dove l'aveva scoperto un famoso re di Francia.

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