Quella birra artigianale che tramanda la magia del tempo delle streghe

A Triora la presentazione ufficiale di una nuova «bionda» amaricante

Quella birra artigianale  che tramanda la magia  del tempo delle streghe

Una stregoneria che ammalia. Innanzi tutto il palato, poi tutto il resto. Anche l’umore. Che da cattivo - com’è sovente, di questi tempi grami - diventa inevitabilmente ottimo. Al primo sorso. E sì, perché di birra delle streghe si parla, anzi si beve, a Triora e non solo, dalla notte di San Giovanni, il 24 giugno scorso, da sempre data magica che rievoca paganesimo e misteriose presenze. Ma è da tempo, comunque, che Ippolito Edmondo Ferrario, affermato gallerista in quel di Milano, scrittore «novelliere», s’è messo in squadra con Simona Pastor e Pierpaolo Aimo per far nascere «una nuova birra in grado di celebrare ancestrali scenari» nella capitale delle streghe, Triora appunto. Se è vero, come è vero, che da queste parti, nel 1587, si è celebrato il più grande processo europeo di stregoneria, il trio Ferrario-Pastor-Aimo ha pensato (bene) di esorcizzare il malocchio santificando con un brindisi speciale. A base di «birra che strega». È così che domenica, alle 18, all’Hotel Colomba d’Oro, verrà presentato ufficialmente il nettare spumeggiante e amaricante che nasce nell'antico borgo dell'entroterra ligure, all'ombra del campanile dell'antico convento di San Francesco. L'idea della «stregoneria» per appassionati del gusto vuole essere fra l’altro un omaggio a Triora, non solo terra storicamente collegata alle streghe, ma anche feconda e prospera. Ricorda Ferrario, che è un cultore del territorio (suoi i due fortunati volumi «Il pietrificatore di Triora» e «Il collezionista di Apricale»), come la località col suo circondario abbia rappresentato per secoli un'incredibile risorsa economica per la Liguria: era chiamata il «granaio della Repubblica» per le sue estese coltivazioni di frumento, mentre i suoi boschi e le sue montagne elargivano generosi gli alimenti per il sostentamento delle popolazioni dell'intera Valle Argentina. La castagna e i suoi derivati insieme a funghi e frutti selvatici sfamavano gli abitanti del territorio. Ecco «cosa c’è» in un boccale di birra di Triora: la prolificità e la storia di questa terra. Prodotta artigianalmente dalla «Fabbrica della birra» di Busalla con ingredienti tipici selezionati, caratterizzata dall'assenza di pastorizzazione e filtrazione e dall'uso di additivi e conservanti, questa birra «porta il nome delle streghe che nel borgo ligure furono vittime innocenti di un processo senza giustizia». Le due specialità: Isotta Stella (doppio malto chiara), dal colore rosso bruno tenue, profumo di dolci, canditi e miele, corpo elevato, lieve l'amaro e un abboccato deciso.

Oppure: Franchetta Borelli, alla farina di castagne, lager dal colore leggermente ambrato, aroma delicato, cotta con aggiunta di farina di castagne delle montagne che racchiudono la Valle Argentina. Capaci entrambi, comunque e sempre, di stregare con un sorriso.

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