Mio padre mi ha sottoposto un argomento di riflessione: perché gli estremisti di destra e di sinistra sono stati sempre attratti dai musulmani, ovviamente correlato da esempi storici da Napoleone in poi. Mi aiuta a svolgere il tema?
A voler fare esempi storici di qualche rilevanza occorre spingersi un po' più indietro di Napoleone, gentile lettrice. E arrivare a Carlo IX di Francia, unico monarca cattolico a non aderire alla Lega Santa e quindi a non prender parte alla gloriosa battaglia di Lepanto. A spingerlo a quella scelta fu il desiderio di non guastare gli ottimi rapporti con la Sublime Porta (che mettevano al riparo la flotta mercantile francese da, diciamo così, brutti incontri in mare) e di impedire, rifiutando di darle manforte nella lotta contro i turchi, che la Spagna consolidasse il suo ruolo nel Mediterraneo.
In quanto a Napoleone, il suo filoislamismo traeva da un lato dalla riconoscenza nei confronti dell'Impero ottomano, la sola grande potenza a mantenere i rapporti con la Francia della Rivoluzione e del Terrore, dall'altro dalla lezione di Voltaire. Il quale, dopo aver trattato Mosé da stregone e Cristo da fanatico ebreo impostore, giudicò Maometto il campione della tolleranza e del buon senso e l'Islam l'unica religione che non fosse una «setta», ma un saggio, severo, casto e umano - proprio così, anche umano - insegnamento. La tentazione di illustrare meglio le fregole filoislamiche di Voltaire è forte, gentile lettrice. Ma andremmo fuori tema e non si fa. Sistemata la storia, passiamo alla cronaca. Credo che il suo babbo intendesse porre l'accento sul fatto che l'estrema destra e l'estrema sinistra - potremmo chiamarli, tanto per semplificare, comunisti e fascisti - si ritrovino concordi nel parteggiare per l'Islam, l'islamismo e gli islamisti e ciò pur militando in schieramenti ideologici opposti, se non antitetici. Come mai?
Il sottofondo di questa identità è di natura sentimentale. Per gli uni si tratta di nostalgia per le spade dell'Islam e di fedeltà al nazismo filoislamico. Non le starò certo a ricordare, gentile lettrice, la figura del Gran Muftì di Gerusalemme - il palestinese Amin al-Husseini - e i suoi strettissimi rapporti con Hitler. Per l'altra parte, valgono invece le nostalgie di quando l'Unione Sovietica vegliava sul Medio Oriente (e il suo petrolio) allevando uno via l'altro i Nasser, i Mossadegh e i Khomeini, di quando faceva muro contro l'«imperialismo yankee» affollando la regione di «consiglieri», rifornendo di armi, aiuti economici, assistenza tecnica la Siria e l'Irak baathista, l'Egitto nasseriano ed ogni altra «democrazia popolare» che si facesse avanti. In entrambe si agita poi una percepibile componente antisemita - sentimento molto vivo non solo nella Germania nazista e nel fascismo della «Difesa della razza», ma anche, eccome, nell'Urss stalinista e poststalinista - e che, alla estrema destra, sconfina nel fondamentalismo religioso (gli ebrei deicidi). Ciò si traduce nell'antisionismo, con la conseguenza di schierarsi a favore di chi più brutalmente avversa Israele, l'Islam. A far da mastice a tutto ciò è il risentimento, che assume spesso se non sempre l'aspetto dell'odio, nei confronti degli Stati Uniti. Vista da destra l'America è la responsabile della disfatta dell'Asse perché senza il suo intervento in guerra, senza la colossale fornitura di armi, munizioni, carri armati, aerei, materie prime, dollari all'Unione Sovietica, Hitler e Mussolini sarebbero morti nei loro letti. Come Franco.
Vista da sinistra l'America, il capitalismo, la democrazia, i valori occidentali sono colpevoli del crollo del comunismo, sepolto sotto le macerie del muro di Berlino.
Paolo Granzotto
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