Cronaca locale

Quella volta che i Beatles suonarono a Milano

Con il volume c’è anche un cd con le «mitiche» canzoni tradotte in milanese

Carolina Masserani

L'amore per Milano e la passione per la musica dei Beatles sono gli ingredienti magici del libro di Edoardo Fiorini «24 giugno 1965. The Beatles e Milano. Un giorno per sempre» (Edizioni Arrow Design), corredato dal cd «Milano canta i Beatles», con dodici canzoni tradotte dallo stesso autore in dialetto milanese e interpretate dal gruppo musicale Beatland. Il volume si apre con il racconto di un adolescente milanese nel biennio 1964-65 che purtroppo non partecipò al concerto dei Beatles quel memorabile 24 giugno 1965. In queste pagine si respira l'atmosfera di una Milano «d'antan», luogo della memoria, anche per le foto d'epoca pubblicate nel racconto. Il giovane protagonista passeggia per la sua città, risparmiando così qualche lira sul biglietto del tram, da spendere poi per il nuovo disco degli amati «Fab Four».
Gli anni Sessanta sono anni di fermenti culturali e sociali. L’autore emana entusiasmo e passione, tipici di chi è cresciuto in quella atmosfera straordinaria. Erano gli anni dei Beatles, dei Rolling Stones, dei New Dada, di Celentano, di Morandi. La musica rock rapiva i giovani. Il capitolo intitolato «Io ero lì» offre testimonianze di persone che hanno assistito a quell'evento con altri 26mila spettatori. Nessuno dei quattro testimoni potrà dimenticare quella «follia collettiva» al Vigorelli. Per Annalisa, allora sedicenne, i quattro ragazzi di Liverpool erano stati un magnifico sogno. Alle 23.30 circa del 23 giugno 1965, davanti alla stazione Centrale, come in un miraggio vide i suoi miti a bordo di una macchina scoperta. Riesce a baciare la mano di Paul: «Mi sembrava di vivere un sogno! Tutto durò un attimo o un'eternità, non so». E il giorno dell'esibizione «Quel concerto fu l'unico in tutta la mia vita a darmi emozioni nuove». Per gli altri tre ragazzi, i «Fab Four» hanno rappresentato un modello da imitare con una chitarra al collo, vivendo in maniera più trasgressiva. Angelo fu «affascinato dalla chitarra di John quando andò in saturazione. Era la prima volta che in pubblico un gruppo eseguiva una distorsione naturale e rimasi a bocca aperta». Riuscì con la sua cinepresa ad immortalare immagini inedite pubblicate nel volume. Marcello crede che «l'appuntamento al Vigorelli abbia rappresentato una pietra miliare» e per tutti loro «era iniziata l'epoca dei Beatles». Quello fu per Angelo Salvatori «il momento più fantastico e indimenticabile della nostra vita».
Il cassetto dei ricordi si chiude con Mario Colletta proprietario del negozio di strumenti musicali Milanfisa, dove sono nati tanti importanti gruppi milanesi, e con la testimonianza postuma di Leo Wätcher, l'impresario che scritturò i Beatles per la loro tournée italiana.
Nell'ultima parte «i mè Beatles», l'autore presenta l’idea più originale: 25 testi, da lui composti nella versione meneghina delle canzoni dei «quattro baronetti». «Hey Jude» nella versione in dialetto milanese è diventata «Hey tì», «Honey Pie» si è trasformata in «Panettón», «Let it be» in «Lass' andà», la mitica «Michelle» nella meneghina «'Ntonela» e «Yellow submarine» si è modificato nel milanese «Tram sottomarin». I brani sono accompagnati da illustrazioni di artisti, noti e non, in un tripudio di colori creativi. Il ricavato della vendita della pubblicazione sarà devoluto all'Associazione Pwani Europe. Il negozio Controbuffet di via Solferino 14 (tel. 02.6554934), mette in vendita da venerdì cd e libro al prezzo di 19 euro.

Quel giorno sarà anche possibile incontrare l'autore.

Commenti