Giancarlo Perna
Sorretto per le braccia da Nino Andreatta, Prodi diventa professore ordinario dellAteneo di Bologna a 32 anni. Raggiunge il traguardo, ma nulla cambia nella sua vita. La facoltà è la stessa, Scienze politiche, che bazzica da un decennio come aspirante docente. Ottiene una stanza più grande, ma è sempre a un tiro di voce da Andreatta, pronto a correre a un suo richiamo. Estote parati, come un lupetto col capo scout.
Beniamino, questo il nome di Andreatta al fonte battesimale, lo aveva preso come assistente nel 63, promosso associato nel 66, imposto ordinario nel 71. Molto altro farà per lui, ma senza dargli più di tanto confidenza. Nonostante lintreccio di interessi da cui erano uniti, Nino ha sempre dato e preteso il lei da Romano. Dispettoso per natura, inventava continui espedienti per marcare le distanze. Da ministro degli Esteri di Ciampi nel 93, non telefonava mai personalmente allallievo, come usa tra parigrado, ma lo faceva cercare, come un sottoposto, dai telefonisti della Batteria, la segreteria generale del Palazzo politico. Prodi, che sedeva sullo scranno di presidente dellIri, inghiottiva senza fiatare, ma imbestialito assai.
A Romano fu assegnata la cattedra di Economia politica e industriale. La tenne ininterrottamente, dal 71 fino alle dimissioni, nel 99. Ventotto anni davanti a ununica lavagna sono il segno o di una supremazia indiscutibile o di unoasi che non fa gola a nessuno. «Prodi è rimasto sul piano accademico un isolato», ha scritto Nicola Matteucci che fu preside della facoltà di Scienze politiche. Come dire, Prodi ha vissuto indisturbato in una comoda nicchia. In altre parole, non è mai stato in corsa per il Nobel: era un praticone di cose industriali, appassionato del comparto piastrelle in Emilia Romagna. I titoli delle sue pubblicazioni nei primi lustri, sono indicativi: Lindustria della ceramica per ledilizia, La riconversione dellindustria italiana, Fusioni di impresa. Solo negli anni 90, afferrato dallambizione politica, cominciò a guardare più in grande e scrisse libri come Il capitalismo ben temperato e Unidea dellEuropa. Ma sono ormai manifesti propagandistici, non più saggi accademici.
Romano come studioso ha il fiato corto. Luniversità inizia a andargli stretta quando Andreatta lo dirotta verso lo Stato, con una esperienza da ministro dellIndustria nel 78, e al parastato con la presidenza dellIri nell82. Ma è a causa di un mal calcolato gesto di imperio che chiude con la carriera accademica, come ha rivelato una volta il preside Matteucci. Prodi aveva un allievo, Fabio Gobbo, che abbiamo già intravisto mescolato ai 17 della seduta spiritica di Zappolino. Volendo promuoverlo professore ordinario, Romano pretese di fare parte della giuria del concorso a cattedra e, battendo i pugni, lo impose. «Gobbo era un giovane serio - scrive Matteucci - ma allora non ancora scientificamente allaltezza di una cattedra: questo suscitò le violente proteste di tutta la corporazione degli economisti... Si preferì mettere tutto a tacere. Ma la carriera accademica di Romano Prodi era finita».
Fu così che voltò pagina e si mise in affari creando Nomisma, un istituto di consulenza economica con sede a Bologna, a due passi da casa sua. Nel nome, cè il programma: Nomisma era la moneta aurea dellimpero bizantino, il dollaro di Costantinopoli. LIstituto diventa la cassaforte del suo ideatore e trasforma Romano in un sontuoso contribuente che quando oggi discetta di povertà parla a orecchio. Anche in questo caso, lispirazione è andreattiana. Beniamino era un genio della consulenza. Negli anni 70, aveva fondato prima lArel, Agenzia di ricerche e legislazione, che, senza fini di lucro, dava consigli economici alla Dc, poi Prometeia che li dava, ma pronta cassa, a clienti danarosi. Nomisma era la pedissequa imitazione di Prometeia, ma destinata ad avere più successo delloriginale.
Il laboratorio di cervelli prodiano nasce il 21 marzo 1981 da un accordo con la Banca nazionale del lavoro che finanzia il progetto. Compito di Nomisma è fare ricerche sulleconomia reale dellItalia, lavorando soprattutto nellinteresse di Bnl. A capo della banca cè Nerio Nesi che, con Prodi, è lanima delloperazione. Nesi è della sinistra Psi, come Prodi lo è della Dc. Sono entrambi bolognesi, interessati allindustria e in buoni rapporti. Nesi, che oggi è deputato della Rosa nel Pugno, ha lavorato negli ultimi anni per riappacificare Prodi con Fausto Bertinotti che sgambettò il suo governo nel 98.
Nomisma cresce subito tumultuosamente. Estende la sua clientela molto al di là della Bnl e diventa in breve la società intellettuale più in vista dItalia, con una legione di teste duovo alle dipendenze. Prodi è il factotum e il presidente del Comitato scientifico, ossia supremo responsabile delle ricerche strapagate dai clienti. Quanto gli studi siano validi, è cosa discussa. Ma intanto le soddisfazioni sono molte, finché non accade un incidente.
Romano nellautunno dell82 diventa improvvisamente presidente dellIri con cui Nomisma aveva scambi fruttuosi. Frequente il passaggio di studiosi prodiani alle società irizzate per ricoprirvi cariche di presidenti o amministratori; numerose le società Iri clienti di Nomisma. Gli intrecci aumentano con larrivo del Nostro e le commesse per Nomisma si moltiplicano. Ce nè quanto basta per ipotizzare linteresse privato in atti di ufficio. Il pm romano Luciano Infelisi apre linchiesta sulla base di lettere anonime e di una interrogazione del deputato Staiti di Cuddìa. Emerge che Prodi, pur a capo dellIri, manteneva la presidenza del consiglio scientifico di Nomisma e che società Iri, Italstrade, Sip, Italsider, ecc., stipulavano contratti di ricerca miliardari «per favorire Nomisma e Prodi». Nell85, Infelisi rinvia Romano a giudizio. Tre anni dopo, il giudice Mario Casavola lo proscioglie. Ma con motivazioni demolitrici.
La sentenza dà un quadro di Prodi e di Nomisma del più alto interesse.
Già prima dellinchiesta, il Consiglio di amministrazione dellIri aveva censurato il suo presidente «per avere gestito le ricerche bolognesi quando committenti erano società Iri, senza avvertire il Cda». A ruota, la Corte dei conti aveva bacchettato lIri per il «ricorso a consulenze esterne quando aveva proprio personale in grado di assolvere gli stessi compiti». Osserva il giudice Casavola: «È indubbio che alcune commesse furono volute da Prodi per aiutare Nomisma che aveva bisogno di lavorare». Ma non ha commesso reato perché lIri, in quanto tale, «è rimasto sostanzialmente estraneo allaffidamento a Nomisma, anche se le società committenti sono a prevalente o esclusivo capitale Iri». Aggiunge: «Lidea che le commesse siano state affidate a Nomisma perché a chiederlo alle società collegate (Italsider, Sip, ecc.) era il presidente Iri è verosimile, ma non assume gli estremi del reato». Dunque, comportamento scorretto ma non punibile. Fosse stato direttamente lIri a stipulare le consulenze, il suo presidente, pubblico ufficiale, avrebbe commesso reato. Ma poiché a sottoscrivere i contratti con Nomisma erano state le singole e private spa Iri, il presidente dellIstituto e proprietario di Nomisma è assolto. Un cavillo tipicamente giuridico.
Il seguito della sentenza fa il punto sullefficacia delle ricerche prodotte dal brainstorming prodiano. «Linchiesta ha consentito di dedurre... la scarsa attinenza delle consulenze agli scopi istituzionali delle società (Italsider, ecc.)... Una volta compiute, non sembra siano state lette e utilizzate». Casavola cita le testimonianze di diversi amministratori delegati delle aziende clienti, «nessuno dei quali ha ritenuto di leggere» i pensum di Nomisma e conclude: «Questi giudizi danno corpo a sospetti generalizzati di consulenze richieste a fini clientelari».
La sentenza ha una coda che riguarda un ricco contratto durato sei anni tra Nomisma e ministero degli Esteri. Un conquibus di circa sei miliardi alla società di Prodi (siamo nella seconda metà degli anni 80) per «monitorare» le economie di una ventina di Paesi. Anche stavolta Romano è assolto, ma il suo centro studi esce a pezzi. «La convenzione - scrive Casavola - riguardava un settore di ricerche nelle quali Nomisma non vantava alcuna competenza specifica... Nomisma ha formulato una duplicazione di strutture per consentirsi una duplicazione di introiti... Il Comitato scientifico, il Comitato metodologico, lOsservatorio, richiamati nel frontespizio delle pubblicazioni, quasi a mostrare una struttura complessa e ramificata, sono in realtà la stessa cosa, con gli stessi ricercatori e con gli stessi compiti... Il compenso era previsto per la direzione scientifica e per coordinamento come se fossero realtà diverse... invece, sono sempre le stesse persone a operare». Un gioco delle tre carte che, per di più, produce studi da burla. «La ricerca - continua infatti il magistrato - era organizzata con la lettura di testi richiesti in prestito a biblioteche... e con contatti con il ministero degli Esteri (sic! Lo stesso che chiedeva lumi a Nomisma, ndr)... Gli aggiornamenti sono per due terzi ripetitivi...». Secondo un utente delle ricerche, il senatore Francesco Forte, «si trattava di documentazione invecchiata, superficiale, copiata su altre fonti ovvie, come enciclopedie e annuari statistici». Ma anche il giudizio dellambasciatore Bruno Cabras è significativo: «Confesso che le pubblicazioni della Banca mondiale e di altre organizzazioni avevano maggiore contenuto e autorità per cui gli studi di Nomisma erano di scarsa utilità».
Quell«ampiamente» rispecchia la mancanza di senso critico delluomo che ha chiamato Unione un caravanserraglio.
(3. continua)
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