Quelle noiose peripezie di un giovane disadattato

Raramente un protagonista come James Sveck è risultato così insopporta­bile Altre recensioni: Hysteria - Quasi amici - Knockout - Viaggio nell'isola misteriosa - Qualcosa di straordinario - Adisa

Quelle noiose peripezie  di un giovane disadattato

Raramente un protagonista come il James Sveck di questo adatta­mento del romanzo di Peter Cameron è risultato così insopporta­bile. Per uno che professa che a lui «piace parlare poco» non sta zitto un istante; conversa, per novanta lentissimi minuti, con l’universo mon­do, cane compreso. Fossimo i genitori di questo «Giovane Holden dei poveri» lo avremmo già impacchettato e spedito lontano migliaia di chi­lometri; altro che Telefono Azzurro. Del resto, cosa pretendere da un film dove i bidoni dell’immondizia con fumo fuoriuscente vengono ven­duti a 16 mila dollari?

L’efebico James,pur avendo tutto ciò che molti suoi coetanei deside­rerebbero possedere (è bello, ricco e colto), è considerato un asociale ed un disadattato perché si rifiuta di essere indottrinato in una universi­tà; a lui bastano le sue idee. La sua non è, del resto, una vita normale. I genitori,separati,non rappresentano il prototipo ideale dell’educazio­ne. Il padre è ossessionato dalla chirurgia plastica e dalle ragazze giova­ni, la madre ha il vizietto di sposare uomini che molla dopo un paio di giorni e la sorella maggiore ha una relazione con un cinquantenne pro­­fessore polacco. Qualche ragione per essere complessato,insomma,Ja­mes ce l’ha. Unici aiuti gli arrivano dalla nonna e da una life coach (Lucy Liu) che lo prenderanno per mano facendogli capire quale direzione in­traprendere nella sua complicata esistenza.

Faenza fa quel che può per rendere, un testo poco filmico, il meno so­porifero possibile. Purtroppo per lui, ne viene fuori un film senza tensio­ne, nonostante un cast di tutto rilievo trasformato, però, in macchietta.

Per un’ora e mezza,lo spettatore finisce per sorbirsi dei sermoni upper­class, distanti anni luce da chi, seduto in platea, è abituato a ben altri pro­blemi vista la crisi, incentrati sul dilemma che tormenta il giovanotto: deve o no andare al college? Già dopo cinque minuti, lo vorremmo man­dare in ben altro posto.

Un giorno questo dolore ti sarà utile - Voto 5

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