Quelle Torce umane contro la tirannide

Jan Palach è diventato un simbolo universalmente riconosciuto della Primavera di Praga, della rivolta degli studenti contro l’occupazione sovietica. Il suo gesto estremo non è stato occultabile da parte della censura sovietica. Eppure Jan Palach non è stato il solo a scegliere di darsi alle fiamme piuttosto di accettare il ritorno della dittatura. Ben altri sette studenti hanno imitato la sua tragica scelta nel periodo subito seguente alla rivoluzione sovietica. Ma l’onnipresente censura di Stato, spaventata dall’eco internazionale di sdegno suscitato dalla morte di Palach riuscì ha impedire che il loro sacrificio fosse conosciuto al di fuori della Cecoslovacchia. Il primo a seguire l’esempio fu Jan Zajíc, proprio un amico di Palach, che si diede alle fiamme il 25 febbraio del 1969) dopo aver lasciato un’accorata lettera ai genitori. Le autorità comuniste impedirono che il suo funerale venisse celebrato in pubblico per evitare assembramenti di folla e proteste simili a quelli seguiti alla morte di Palach. Ma la terribile protesta del fuoco non si limitò alla sola Cecoslovacchia. Anzi il primo caso di suicidio di protesta è polacco.

il 12 settembre 1968 il polacco Ryszard Siwiec si cosparse di benzina, e si diede fuoco nello stadio di Varsavia, per protestare contro il supporto polacco all’invasione. Il suo gesto venne subito occultato dalla censura. Non si sa se Palach fosse a conoscenza dell’episodio.

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