«Questa è la fine del mondo, ma fa ridere»

Maria Amelia Monti e Ariella Reggio nei panni di due predicatrici che annunciano l’Apocalisse, ma il dialogo si trasforma presto in rassicurante commedia

Francesca Scapinelli

C’è il «trionfo» della volgarità, nel mondo dello spettacolo e dell’intrattenimento, mentre scarseggia la qualità, secondo Maria Amelia Monti. «La missione di ognuno di noi, invece, sarebbe quella di fare le cose con cura, senza mai credere che, tanto, al pubblico va bene tutto», dice l’attrice milanese dai dintorni del lago di Como, dove si trova per qualche giorno di vacanza. «In fondo - aggiunge da mamma attenta all’alimentazione dei bambini - è un po’ come dar da mangiare a un piccolo: non si può abituarlo al menu di Mc Donald’s tutti i giorni. Una volta al mese passi, ma di norma bisogna preparargli cibi sani». E non assuefare gli spettatori a televisione e teatro di tipo «fast food» dipende non tanto dagli attori, continua Monti, ma dai produttori e da «chi può scegliere e decidere». Tutto sommato, «meglio fare meno ma meglio».
Ha una sconfinata passione per la scena, Maria Amelia Monti, fin da giovanissima. Lunedì sera con Ariella Reggio sarà in «Buone notizie» di Edoardo Erba, autore formatosi al Teatro Piccolo di Milano, con la regia di Massimo Navone, al Parco San Sebastiano.
Dal ’99 siamo abituati a vederla vestire i panni di Alice, la frizzante moglie di Gerry Scotti (alias Gigi) nella sit-com tratta da Io e la mamma. «Questo è il primo anno che non siamo impegnati con le riprese di Finalmente soli - spiega - e da un lato mi è dispiaciuto, quasi come mi fosse mancata la terra sotto i piedi. Allo stesso tempo, però, si è sviluppata in me una grande energia creativa e la voglia di sperimentare novità. Vorrei progettare e portare avanti nuove idee teatrali. Nel teatro, perchè nel cinema o nella tivù c’è bisogno di una macchina più complessa». L’attrice parla inoltre di un periodo di «fermento», di desiderio di «fare tanto teatro in meno tempo». Vorrebbe che fosse possibile lavorare alle commedie utilizzando riprese televisive «serie e fatte bene, come quelle di una volta», così da evitare dispendiose tournée di due o più anni. «Sarei felice di ricominciare Ti ho sposato per allegria di Natalia Ginzburg se si potesse, anche in un mese». Ma non solo commedie: «Mi piacerebbe da morire sbizzarrirmi anche tra i classici, da Goldoni a Cechov, Molière, Neil Simon».
Dunque la serietà e la «cura», nel senso etimologico del termine, come premessa indispensabile dell’attività artistica. «Anche nella sit-com ho sempre suggerito che pure per i personaggi minori fossero scelti bravi attori - ricorda l’attrice, diplomata alla prestigiosa accademia dei Filodrammatici di Milano - e Gerry Scotti mi ha sempre appoggiata. Fin dall’inizio, con Gerry, si è creata un’alchimia forte».
Maria Amelia assomiglia ad Alice? «Alice in un certo senso è cresciuta insieme a me e alle esperienze che vivevo. Durante il primo anno di riprese, sono rimasta incinta. Allora è stato creato Riccardino, nella fiction. Parte del racconto era materiale di vita vissuta: alcune puntate sono state scritte da Edoardo Erba, il mio compagno. Però non sono spiritosa come Alice, a volte sono un po’ più noiosa, un tantino nervosa e meno allegra». Senza contare che Alice vive a Milano mentre Maria Amelia da vent’anni risiede a Roma. «Le mie radici sono a Milano ma ora la mia vita è romana: abito sulla Cassia, dove ci sono pochi negozi. Ed è un bene, altrimenti ogni tanto sarei presa dalla frenesia di entrarci e comprare tutto. All’inizio invece stavo in un monolocale a Trastevere, l’ho conservato e lo custodisco come un piccolo gioiello». Si sta meglio all’ombra della Madonnina? «A Roma c’è sempre tanto da fare, mille opportunità in tutti i sensi, invece a Milano se non lavori puoi anche disperare».
In questo spettacolo - che rientra nella rassegna curata da Pino Strabioli al parco San Sebastiano, in via delle Terme di Caracalla - la vedremo al fianco della triestina Ariella Reggio, per un testo portato in scena una sola volta, al festival di Todi nel 2004.
«Buone notizie più che uno spettacolo è una lettura, un dialogo tra due persone - anticipa -. Due predicatrici annunciano la fine del mondo, ma detto così sembra una rappresentazione tragica.

Invece il rapporto tra le protagoniste è anche comico e, nella seconda parte, risulta invertito: sarà la più giovane a controllare la più anziana, diventata un po’ svampita».
Il biglietto giornaliero per l’ingresso al Village, dalla domenica al giovedì, costa 6 euro; il venerdì e il sabato 12 euro. Per informazioni: 340.5423008 .

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