La Pasqua ripropone con forza e tenerezza lavvenimento decisivo per la vita di ogni uomo, Cristo morto e risorto, il mistero di Dio che si annichilisce fino a soccombere al male per poi vincerlo fisicamente per sempre. Questo è il cristianesimo, non unidea che risolva la questione secolare del rapporto tra bene e male, tanto meno unindicazione su come limitare limponenza del dolore e della morte dentro lesistenza ma in Dio che si fa uomo condividendone la condizione fino al limite del nulla e che risorgendo dimostra il suo essere divino, perché rivive non in unaltra dimensione, ma in quella della carne lacerata.
A Pasqua emerge in tutta la sua chiarezza che il fatto cristiano è un Uomo, non una concezione della vita, e che la felicità non è uno stato, è seguire la direzione dello sguardo del risorto.
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