Politica

Questione morale, Prodi fa la predica a Fassino

L’ex ministro Visco invita a soprassedere: «È un dibattito che non conviene a nessuno». E «Liberazione» accusa il leader diessino di «arroganza»

Emanuela Fontana

da Roma

Chi si sente attaccato forse «vuole sfuggire il problema». L’assioma «questione morale» può essere rivisto, «non sono mica un filologo io... », ma bisogna fare tutti «un grande sforzo di applicazione di etica e di moralità alla politica». Sono le parole di Romano Prodi, la sua risposta all’intervista di due giorni fa di Piero Fassino, che aveva accusato «gli amici Parisi e Mastella» e comunque tutta una parte dell’Unione, di essere saliti troppo in cattedra e di «avere messo sotto processo la sinistra». Non c’è nessuna autocritica da svolgere, nessuna questione morale su un ipotetico «inciucio» della sinistra con i palazzi della finanza e con le scalate a banche e giornali, si era sfogato Fassino, in un indiretto messaggio proprio al leader dell’Unione, presunto «mandante» del richiamo alla questione morale lanciato da Arturo Parisi.
Ieri Prodi ha tatticamente mostrato quindi di volare alto, dalla cattedra ai codici di deontologia etica: «Non ne faccio una questione di termini - ha spiegato -. Dico solo che occorre fare un grande sforzo di applicazione etica e di moralità nella politica. Poi ognuno fa i giochi che vuole fare. Ma per favore quando si fanno questi giochi ho il sospetto che si voglia sfuggire al problema che un Paese non può diventare un grande Paese se non parte da una questione profondamente etica». Che significa, secondo il ragionamento del Professore, nessuna «collusione» tra politici e i jet-set economico-finanziari più quotati della nazione: l’etica alla base di tutto vuol dire «onestà personale ma anche non trattare - ha chiarito in modo meno criptico - né gli amici né coloro che appartengono a una classe superiore in modo migliore rispetto agli altri cittadini».
Il messaggio del leader dell’Unione a Fassino che si sente il bersaglio del tiro a freccette è chiaro: «Sono convintissimo che, al di là delle piccole polemiche il problema della questione morale unisce tutta l’Unione». Infine un’ultima assicurazione al segretario Ds: «Il rispetto degli alleati c’è».
Sembra a questo punto ormai tutto uno scontro tra vertici e correnti la questione morale del centrosinistra perché i segni di insofferenza su questa disputa d’agosto stanno arrivando numerosi. Il più sincero è Pierluigi Castagnetti, presidente dei deputati della Margherita: «Non si capisce di cosa si stia discettando». Quindi il messaggio a moralizzatori e perseguitati: «Smettiamo di farci reciprocamente prediche moralistiche. Nell’Unione diamoci tutti una calmata». Anche il ds Vincenzo Visco prega di «chiuderla qui». «È una polemica poco opportuna - osserva l’ex ministro delle Finanze dell’Ulivo - che non conviene a nessuno».
In realtà la polemica è ben lontana dal chiudersi per il cruccio di Castagnetti. A parte i fatti contingenti in corso, come gli affaire Corriere della sera e Unipol-Bnl, c’è il malumore di una buona fetta dell’Unione, c’è chi la questione morale la prende più che sul serio così come le reazioni fassiniane al vento moralizzatore. Significative per esempio le dichiarazioni del dalemiano Nicola Latorre in un’intervista al Mattino: «Siamo stati noi i primi ad aver richiamato dopo le regionali a sobrietà e trasparenza. Forse questo ha infastidito qualche nostro alleato: gli consiglio di andare in vacanza e di tornare più sereno. C’è il tentativo di mettere in difficoltà il partito più grande della coalizione».
Certo per i vertici della Quercia non è un buon momento. In un editoriale su Liberazione Rina Gagliardi si chiede se «dietro a Stefano Ricucci» ci sia Berlusconi o i vertici Ds e aggiunge: «Speriamo di non svegliarci tra un po’ con un nuovo equilibrio politico-finanziario del sistema Italia con il Corriere a Berlusconi e Bnl alla Unipol». Quindi la staffilata: «Come (talora) gli capita Piero Fassino replica sul terreno improprio dell'orgoglio di partito, un orgoglio che tende a sconfinare nell’arroganza». Sul Riformista Emanuele Macaluso attacca invece i moralizzatori: Parisi «ha rovesciato la frittata» per dire che «chi traffica con Ricucci e compagnia bella sono sempre i Ds».

I quali però, conclude, «sono pronti a incassare questo e altro».

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