LA QUESTIONE SETTENTRIONALE

A questo punto si apre la questione settentrionale. Il malessere del Nord, covato da mesi sotto la cenere dell’insoddisfazione, sta per esplodere. E il caso Malpensa rischia di essere il detonatore. Al di là delle giuste o sbagliate ragioni che portano Alitalia verso Air France, il fatto che il governo abbia ostentatamente snobbato e trascurato lo scalo lombardo assume un significato che supera il valore stesso dell’operazione. Diventa un simbolo.
Ecco, Malpensa oggi è qualcosa più di una promessa tradita, di un’occasione perduta, di un danno economico. Oggi Malpensa è, appunto, un simbolo: quello della parte più produttiva dell’Italia che si sente abbandonata, incompresa, ingiustamente punita da un governo molto Romano e niente più. Un governo che da sempre si è dimostrato incapace di cogliere le istanze profonde del Nord.
Le menti più illuminate del centrosinistra l’hanno capito da tempo. Non è un caso se Veltroni ha organizzato la presentazione del Partito democratico a Torino e la prima assemblea a Milano: voleva dare l’idea di una sinistra nuova anche in questo suo essere non più nord-respingente. La preoccupazione è viva: basta leggere le interviste del sindaco di Venezia Cacciari. O basta sentire i discorsi del presidente del Friuli, Riccardo Illy, che a febbraio pubblicherà un libro intitolato «Così perdiamo il Nord».
Così perdiamo il Nord. Appunto. Il presidente della Provincia di Milano Penati, pure lui di centrosinistra, ieri si chiedeva stupito come fosse possibile, per il governo, prendere una decisione su Malpensa senza consultare le istituzioni lombarde. «Lo avevamo chiesto», ripeteva alle agenzie. Già: ma le richieste del Nord sembrano non arrivare a Roma.
Ed è quasi paradossale, o meglio: fa ancora più arrabbiare che, insieme a quella su Malpensa, il governo prenda altre decisioni come la solita rottamazione pro Fiat. O la duplicazione dei commissari per i rifiuti in Campania. Come se l’unica soluzione per l’emergenza immondizia fosse quella di aumentare le burocrazie, perpetuando così uno scandalo che, da 14 anni, costa ogni giorno alla collettività 400mila euro.
La differenza, per ora, è che i rifiuti si vedono, la rabbia del Settentrione è sotterranea. Ma per quanto ancora? Tartassati dal fisco, penalizzati dalle infrastrutture, trascurati nelle loro richieste di sicurezza, gli abitanti del Nord guardavano a Malpensa con la speranza di poter riannodare il filo di un dialogo.

Ma quel filo è stato spezzato, i tentativi veltroniani impallinati. E adesso il danno è irreparabile: il centrosinistra avrà a che fare con la questione settentrionale. Un problema che, per quanto sembri impossibile, è addirittura più grande dei debiti dell’Alitalia.

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