I fasti del 6 Nazioni e della Coppa del Mondo sono lontani. C'è un rugby che, anche a livello internazionale, mantiene quello spirito dilettantistico e a volte goliardico che contraddistingueva la pallaovale delle origini, e che alcuni cultori dei bei tempi andati si ostinano a rimpiangere. La patria dei questo rugby della nostalgia è, o potrebbe essere, il Principato di Monaco. Nonostante si tratti di uno dei paesi al mondo con il più alto reddito pro capite, a Montecarlo la Nazionale è formata da una carovana di malcapitati. Avanti e tre-quarti sfrattati dai rispettivi campionati, che approdano in riva al Mediterraneo a cercare un ingaggio, per quanto misero, ed uno spazio in campo. E che campo: per non rovinare lo splendido manto erboso del Louis II, lo stadio del calcio monegasco, i rugbisti vengono costretti a chiedere ospitalità qua e là per i campi tra Nizza e Marsiglia. Neanche uno dei giocatori della Nazionale ha passaporto di Monaco. Questo significa che le vittorie della Nazionale del Principato potrebbero venire annullate dalla federazione internazionale. Ma il problema non si pone, perchè le vittorie semplicemente non arrivino. Nonostante il Monaco giochi nella più disastrata tra le competizioni internazionali, la pool 3D della Coppa Europa, i suoi tabellini registrano una sconfitta dopo l'altra. Contro avversari come l'Azerbagian, la Bosnia, Cipro o la Slovacchia i rugbisti di sua altezza Alberto incassano una sconfitta dopo l'altra. L'esordio nell'edizione di quest'anno li ha visti ricevere la visita della Bosnia. «Pensavamo che sarebbe stata una passeggiata - racconta all'agenzia Reuters il pilone Matthieu Louppe - invece ci hanno suonato per 50 a 5. Meno male che non erano venuti in aereo...». Nella Nazionale monegasca giocano marocchini, sudafricani, francesi. C'è anche un istruttore di sci canadese e un inglese che commercia in olio. «La Francia è qui accanto - racconta Louppe - ma rugbisticamente siamo su un altro pianeta». Le speranze della squadra più scarsa d'Europa, dopo un'altra batosta raccolta a Cipro, sono tutte sulla partita di sabato prossimo, quando riceveranno l'Azerbagian.
Nel frattempo, sconfitta dopo sconfitta, i rugbisti dell'Armata Brancaleone cercano di non farsi finire il morale sotto i tacchi. Ma una cosa ci tengono a farla sapere: «Quando entriamo in campo, ci sentiamo tutti uguali e tutti orgogliosi del nostro tipo di rugby, dei nostri colori, e del nostro inno nazionale».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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