da Roma
Irritazione? Stupore? No, di più, Giorgio Napolitano è davvero «sdegnato» dalle parole di Stipe Mesic. «Sono giudizi incomprensibili e inaccettabili. Il presidente croato ha confuso la ricostruzione della verità storica con un inesistente revanscismo». Insomma, sul Colle cè un misto di sorpresa e fastidio per una polemica di cui «non si sentiva il bisogno». Ma il capo dello Stato non può aggiungere altro, anzi, in politica estera è «irresponsabile» e non può proprio parlare. Così, tocca a Massimo DAlema rispondere ufficialmente, e con durezza, a Zagabria: «È una reazione del tutto immotivata e inopportuna - dice da Bruxelles il vicepremier -, che stupisce e addolora. Mesic, che non ha colto il significato dellintervento del capo dello Stato, dovrebbe sapere che si rivolge al presidente dellItalia democratica e antifascista che ha fatto i conti con il passato». Passa qualche ora e arriva pure il passo formale della Farnesina: la convocazione urgente dellambasciatore Tomislav Vidosevic, che dovrà presentarsi stamattina davanti al ministro degli Esteri con il cappello in mano.
Italia e Croazia sono dunque sullorlo di un pericoloso incidente diplomatico. È lo stesso DAlema a sottolineare i rischi che Zagabria adesso corre nel suo tentativo di strappare il biglietto dingresso nel club della Ue: «Colpisce e addolora constatare come le dichiarazioni di Mesic contraddicano quei valori e principi che dovrebbero ispirare non solo il rapporto tra due Paesi vicini ma anche il percorso europeo della Croazia». LItalia, si legge in una nota della Farnesina, ovviamente spera «che il dialogo e la collaborazione proseguano» e che si «risolvano in modo costruttivo i problemi ancora in sospeso», cioè lindennizzo alle famiglie dei reduci dalmati e istriani. Però alla base ci deve essere «il riconoscimento delle verità storiche».
A Roma sono tutti con Napolitano. Proprio tutti: sinistra, destra, centro, persino la Lega, che con Roberto Calderoli invita Mesic a «sciacquarsi la bocca» prima di attaccare il presidente. Gli unici un po a defilarsi sono quelli del Pdci, che chiedono «di non strumentalizzare». Per il resto, solo difese da Napolitano. Dai presidenti delle Camere a Fini: «Mesic offende non solo il capo dello Stato ma la storia, le sue parole sono indegne di un Paese democratico». Da Casini, «Mesic dovrebbe prendere lezioni da Napolitano», a Migliore, «un attacco fuori luogo». Fino ad Antonione: «Mesic si scusi con il capo dello Stato».
La posizione italiana è comunque sintetizzata da Massimo DAlema, che sottolinea «il consenso unanime che le parole del capo dello Stato hanno raccolto tra le forze politiche italiane» e ricorda che lItalia «ha fatto i conti» con il suo passato. «Il nostro è un grande Paese - spiega - che ha più volte riconosciuto quanto ha fatto il fascismo e che non ha mai mancato di denunciare gli orrori della guerra. Daltro canto Mesic dovrebbe sapere che molti degli uomini che hanno dato vita allItalia democratica hanno combattuto a fianco dei partigiani jugoslavi contro loccupazione nazista». Questa però, aggiunge il ministro degli Esteri, è solo una faccia della medaglia.
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