Quasi sempre la realtà fa a pugni con i nostri sogni. Spesso vince per ko; a volte riesce a imporsi solo ai punti; molto più raramente vincono i sogni. Ma dicono che ci fu una volta in cui lincontro fu talmente ben combattuto, talmente avvincente e sorprendente nellesito, da meritare di essere tramandato per chi non era presente. Lo fa Pietro Grossi nel suo «Boxe», uno dei tre racconti di Pugni in uscita da Sellerio.
Esordiente, con una quantità di esperienze alle spalle, Pietro Grossi non ha ancora una risposta definitiva al quesito di sapore marzulliano se la vita sia un ring o se il ring aiuti a vivere meglio. Quel che è certo è che di sfide in carnet ne ha già parecchie. Nei suoi primi ventotto anni, infatti, è stato traduttore, barista, skipper ai Caraibi, studente di tecniche narrative e sceneggiatura a Torino, ha frequentato un corso di regia a New York, ha lavorato come sceneggiatore a Roma e ora fa il pubblicitario a Milano. Non potrebbe essere altrimenti, del resto, per uno che prende la vita «meno come una cena tra amici e più come una scazzottata generale, in cui a volte si danno, a volte si prendono». E per non buscarne troppe, a 15 anni comincia a praticare kickboxing e ad appassionarsi al mondo che ruota intorno al ring, con le sue luci, le sue ombre, il suo pathos, le sue meschinità, il suo sottobosco di personaggi un po tocchi.
Gente come il Buio e Gustavo, i proprietari delle palestre dove si allenano i campioncini da avviare al professionismo. Due omoni avvezzi alle crudezze del mestiere, inclini al cinismo ma capaci anche di accogliere nella loro pugilistica famiglia due outsider come il Ballerino e la Capra, e di infatuarsi infantilmente del loro talento e delle loro bizzarrie.
Il Ballerino è il classico bravo ragazzo costretto dalla madre a studiare pianoforte. Un tipo talmente a posto da risultare anonimo nella realtà quotidiana, ma non allinterno di quel cerchio magico - anzi di quel quadrato - verso cui lo spinge la passione che cambierà per sempre la sua vita. «In quel posto umido e puzzolente» sotto gli occhi di chi lo vede allenarsi agile e talentuoso fino al portento, i suoi contorni reali cominciano a sfumare in quelli di un «pugile leggendario che danzava sul quadrato come una libellula, veloce come un fucile e potente come un missile». Lui stesso, obbedendo al divieto della madre di combattere in incontri veri, finisce per pascersi di questo sogno e si gode la propria metamorfosi da bozzolo a libellula.
Ma per la metamorfosi definitiva si rende necessario un combattimento serio, la sfida con la Capra, «quel ragazzino biondo e tozzo con quella fronte a muro e quellombra sugli occhi che pareva una maschera». Pugile anchegli anomalo, sordomuto, arso dal desiderio di dimostrare di essere il più forte di tutti, non solo degli avversari in carne e ossa, ma anche di un mito impalpabile e invulnerabile come il Ballerino. È un racconto fatto di passioni elementari, viscerali, che vede opporsi due caratteri simili dietro cui aleggia un archetipo: da una parte langoscia dellessere limitato di fronte allincommensurabile; dallaltra la necessità dellillimitato di misurarsi con la realtà concreta: leterna sfida tra i mortali e gli dèi.
Saranno le sue due nonne americane, sarà laria respirata a New York in quel fatidico 11 settembre 2001, ma a Pietro Grossi gli autori americani piacciono parecchio, e si sente. La passione per Hemingway, Faulkner, Philip Roth si avverte nella lingua piana, precisa, intensa. Dice di amarli perché «raccontano le cose come stanno, senza stare tanto a girarci intorno», e così fa anche lui, ad esempio nel momento cruciale della storia: «Dovevo salire su quel cazzo di ring e dimostrare una volta per tutte che ero davvero il più forte, che non era solo una fantasia, che non ero solo una leggenda, ma ero di carne e ossa, muscoli e velocità, e le avrei suonate di santa ragione a quel sordomuto che veniva dal mondo là fuori, e sarebbe stato come suonarle a Beethoven, e alla signora Poli, e alla mamma, e a tutti i pugili, e al mondo intero, e una volta tanto sarebbe stato davvero chiaro a tutti che cera un pezzo di realtà, quadrato e con le corde, dove davvero ero un fenomeno».
Si sente anche la mano del cineasta in certe descrizioni simili a inquadrature strette sulle spalle nude e sudate dei pugili, a mimarne i movimenti rapidi e potenti.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.