La rabbia di Massa: "I piloti? Da punire, hanno imbrogliato"

Furibondo il brasiliano della Rossa: "I piloti fanno parte di un team e se questo viene punito... Non mi fa piacere lottare contro una squadra che sa quello che tu fai". Raikkonen resta gelido. Quando Stepney spiava da Maranello i test in Australia. Intanto Ron Dennis rischia di perdere il supersponsor. Sentenza giusta? Vota

La rabbia di Massa: "I piloti?  
Da punire, hanno imbrogliato"

Spa Francorchamps - Gelido il primo, caldo il secondo. Per cui l'uno fa come se nulla fosse, e l'altro non le manda a dire. Kimi Raikkonen e Felipe Massa affrontano così il loro primo Gp da giustizia è fatta, da campioni del mondo costruttori, da adesso certe cose sono tornate al loro posto. Solo che il finnico parla di macchina «e non di questa storia», mentre il brasiliano se solo potesse guiderebbe in persona il cellulare per portare i rivali, Alonso ed Hamilton, direttamente nelle patrie galere del motorismo mondiale. Dice: «Per il bene dello sport, se non si fanno cose corrette, è giusto che si venga puniti. Se mi cascano le braccia pensando che conoscevano anche i nostri pit stop in Australia? Secondo voi? È giusto che ci sia stata una punizione. Io non ho in mano gli elementi per valutare a livello giuridico se la sentenza sia stata giusta o meno, però ritengo che i piloti facciano parte di un team, per cui». Per cui - è il pensiero di Felipe - andavano puniti. Si spiega così anche la frase con i cronisti brasiliani: «La situazione in campionato è molto complicata, certo, la sentenza di Parigi non ci ha aiutato». Nel senso di noi piloti Ferrari, nel senso di noi in lotta per il titolo, nel senso che qualche punticino potevano toglierlo.

Prosegue: «E poi non mi fa piacere lottare contro una squadra che sa quel che tu fai. I piloti McLaren hanno avuto dei vantaggi, non è bello che i rivali conoscano il tuo modo di lavorare, i tuoi segreti. Certe persone credono di essere più intelligenti delle altre e non rispettano le regole. - e ripete - E comunque è la prima volta che puniscono un team e non i suoi piloti. Se hai extra potenza nel motore - è la sua metafora per Alonso ed Hamilton - allora vai più veloce. Per cui, se si deve pagare, deve pagare tutto il team». Tutto.
Questo sfogo mentre la Ferrari annunciava per oggi, forse domani, un commento ufficiale alla pubblicazione delle email che hanno inchiodato il team inglese alle proprie responsabilità. Non solo. Dal contenuto delle email e dal dispositivo della sentenza resi noti ieri dalla Fia emerge un'inquietante verità. In marzo, dopo il gp d'Australia, i team fecero una serie di test in Malesia. Alonso, tornò addirittura in Europa per eseguire diverse prove sul simulatore. Quando si corse la gara successiva, proprio in Malesia, la McLaren aveva recuperato quasi il secondo di distacco mostrato nel Gp d'avvio. All'epoca scrivemmo addirittura del famigerato simulatore che aveva risolto tutti i problemi del team inglese. Fu lo stesso spagnolo ad incensarlo. Adesso si scopre il perché (i dati passati via email). Si racconta che di ritorno dalla sconfitta nella terra di Sandokan, a Maranello, qualcuno andò dai tecnici a chiedere incredulo: «Ma davvero un simulatore ti può permettere di recuperare tanto?».

Povera Ferrari. Il tecnico traditore, il dossier, le fotocopie e poi queste email e poi - si è saputo ieri - pure questo «virtual garage».

Come faceva Stepney ad essere informato in tempo reale di tutti gli assetti e le decisioni del team in Australia o altrove, mentre restava in fabbrica? Semplice, a Maranello, certi tecnici doc dispongono di dati e telemetria direttamente nel proprio ufficio. Molto comodo. Molto sicuro.

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