Roma - Altri due voti di fiducia sul filo di lana, ma senza sorprese. Con i senatori a vita, ancora una volta determinanti. Senza i loro sei voti la Finanziaria 2008 non avrebbe passato l’esame del Senato e il governo Prodi sarebbe finito. Il primo voto si è risolto con 163 sì e 157 no. Passato, quindi, grazie ai sei senatori non eletti. Nel conto dell’opposizione, invece, il voto del senatore Franco Turigliatto, l’ex Prc che ha confermato il suo no alla finanziaria e al governo. La seconda fiducia ha registrato lo stesso numero di voti pro maggioranza, mentre le opposizioni hanno perso quello di Mario Baccini. Impossibilitato a votare - ha spiegato poi - a causa del traffico. È rimasto intrappolato in un ingorgo mentre tornava da un’iniziativa di partito.
I due voti di ieri hanno anche segnato un nuovo record del governo Prodi. Sono infatti saliti a 30 i voti di fiducia chiesti e ottenuti dall’esecutivo di sinistra in diciannove mesi. Uno in più rispetto al governo guidato da Silvio Berlusconi che si è fermato a 29 voti blindati, ma in un arco di tempo più che doppio: tre anni e 10 mesi. La prima, escludendo quelle iniziali, sono state votate nel luglio del 2006 sullo «spacchettamento» dei ministeri. L’ultima prima della Finanziaria è stata quella sul pacchetto sicurezza. Solo in questi primi 20 giorni di dicembre i voti di fiducia sono stati sette. Una media di uno ogni tre giorni. Tra le materie critiche, oltre alla classica finanziaria, le liberalizzazioni e tutti i grandi snodi di politica estera, dall’Afghanistan, al rifinanziamento delle missioni militari all’estero, e quelli legati alle politiche sociali. Cioè la distribuzione dell’extragettito fiscale e, in prima lettura, il disegno di legge che recepisce il protocollo sul Welfare siglato da governo, sindacati e imprese.
Non mancano argomenti di dettaglio. Come l’emergenza rifiuti in Campania e il maxiemendamento sanitario, sul quale il governo ha ottenuto la fiducia lo scorso maggio. Oggi è prevista l’ultima fiducia e il voto finale sulla finanziaria. Difficilmente ci saranno sorprese. Domenico Fisichella confermerà il sì tecnico, i diniani le loro riserve e anche gli ulivisti Manzione e Bordon e i socialisti faranno presenti le loro riserve. A sinistra, ormai una costante, il no di Turigliatto.
Uno scenario che si dovrebbe ripetere quando, stasera o sabato mattina, ci sarà il voto definitivo sul welfare. I conti - ha sottolineato il leghista Roberto Calderoli - sono solo rinviati al 10 gennaio, con la verifica. Una «ultima cena». Per il governo Prodi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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