da Roma
Domani laula del Senato affronta la questione Rai, a rispondere per il governo il ministro del Tesoro, Tommaso Padoa-Schioppa. Vista la frammentazione della maggioranza, la seduta in questione rischia di somigliare più a una riunione di condominio che a un dibattito parlamentare. Quando si tratta di mettere mano, o meglio mettere le mani, sullazienda pubblica saltano regole e alleanze e si dà luogo a una sorta di arrembaggio di tutti contro tutti. In questo caso sinistra radicale in polemica col Partito democratico con la complicazione dei senatori dissidenti dellUlivo, Willer Bordon e Roberto Manzione che vogliono presentare una mozione tutta da soli.
I grattacapi più grossi per lUnione infatti non arrivano dalla Casa delle libertà ma da casa propria. Il centrodestra, per iniziativa del senatore di Forza Italia, Renato Schifani, ha chiesto e ottenuto una seduta straordinaria per chiedere conto della rimozione di Angelo Maria Petroni e della nomina al suo posto di Fabiano Fabiani avvenuta «ignorando la legge». Ma è il centrosinistra che a fronte di questa iniziativa non riesce a trovare una posizione comune. Il Pd si voleva limitare a respingere le mozioni dellopposizione tenendo un basso profilo. E ieri per tutto il giorno si sono susseguite riunioni e confronti interni che però non hanno portato a una risoluzione unitaria.
I senatori Luigi Zanda ed Esterino Montino hanno incontrato la verde Loredana De Petris e Paolo Brutti, Sd, che però sono rimasti irremovibili sulle posizioni di tutta lala sinistra: una mozione con la richiesta di congelare le nomine in attesa del varo di un piano industriale. Non è una novità infatti che larrivo di Fabiani nel consiglio damministrazione Rai non sia stato affatto digerito dalla sinistra radicale. Nessun compromesso insomma. A dirlo chiaro e tondo è Cesare Salvi, Sd: «O il Partito democratico accetta la logica di operare per una svolta della Rai, oppure se si tratta di avallare nuove nomine noi non siamo interessati. La priorità è il piano industriale per reagire contro il declino». E in serata Brutti ha confermato la messa a punto della mozione per chiedere il congelamento delle nuove nomine fino alla presentazione del Piano industriale, e successivamente anche la riconsiderazione dei vertici dirigenziali e degli incarichi nellazienda.
Cè poi laltra fazione, quella dei senatori dissidenti dellUlivo, Willer Bordon e Roberto Manzione, pronti a presentare una mozione parlamentare che preveda «un superamento secco e rapido dellattuale Cda, azzerando quello attuale» e pure «la nomina di uno nuovo con un sistema diverso di governance che faccia fare un passo indietro ai partiti».
A consolare lesecutivo pensa il ministro della Giustizia, Clemente Mastella che profetizza: «Qualunque sia il risultato non credo che il governo rischi su questo».
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