Raj, l’uomo che non vuole essere Dio

Fino a qualche settimana fa era solo uno scrittore di media fama, ma dopo un’intervista in tv una setta è sicura che sia il Messia tanto atteso. Lui nega, ma non gli credono. E lo adorano

Raj, l’uomo che non vuole essere Dio

Essere Dio è anche una questione di numeri. Se una persona è convinta che sei una divinità, è pazza. Se a crederlo fermamente è un milione di persone, allora non ti resta che ascoltar preghiere. Una logica a cui un uomo sta disperatamente cercando di sfuggire.
Tutto è iniziato con un’apparizione. Ma non in stile Madonna o Padre Pio. Una semplice comparsata sulla tv americana che Raj Patel, fino a qualche settimana fa semplice scrittore militante di media fama, ha accettato per propagandare il suo ultimo libro. Nato a Londra 37 anni fa, vive a San Francisco e si è lanciato sulla scena della letteratura no global. Un Jeremy Rifkin della fame nel mondo. Patel si presenta al talk show The Colbert Report, trasmesso da Comedy Central, e dribblando le battute del conduttore, un noto comico americano, accenna al suo lavoro: critiche radicali alle sperequazioni create dal mercato, consigli per un «nuovo mondo possibile». Tra uno sghignazzo e l’altro, il programma scorre liscio e alla fine se ne torna tranquillo a casa.
Tempo due giorni però, comincia a ricevere una valanga di strane e-mail. Sconosciuti gli chiedono se sa chi è un tal Benjamin Creme. Altri gli domandano se è davvero lui «il Maestro del mondo». Sulle prime lo scrittore presta scarsa attenzione a quegli strani messaggi. Che però si moltiplicano rapidamente. Anche alcuni amici gli segnalano che sul web si parla con fervore di lui e della sua partecipazione allo show televisivo. In breve, Patel scopre che c’è una setta religiosa fermamente convinta che sia lui il Messia tanto atteso.
Che la rivelazione sia avvenuta in un programma satirico, come se Cristo annunciasse il proprio ritorno a Striscia la notizia, non scompone affatto i fedeli di Share International, un gruppo con adepti in una ventina di Paesi. Il punto è che la vita di Raj combacia perfettamente con le profezie sull’avvento di Maitreya, il «maestro del mondo» che si risveglierà dal suo letargo millenario per salvare l’umanità dolente.
Il leader di Share, Benjamin Creme, 87enne mistico scozzese, ha previsto proprio tutto e ci sono tante coincidenza con la vita di Patel. L’incarnazione di Maitreya sarà un uomo cresciuto a Londra: ce l’ha. Farà un viaggio in India da bambino: ce l’ha (ok, a voler sottilizzare non è tanto raro per un figlio di indiani immigrato in Inghilterra). Sarà leggermente balbuziente: ce l’ha pure questo. Anche la rivelazione in tv era già incisa, nero su bianco, sul profetico copione. Resterà nascosto sull’Himalaya per 2.000 anni: gli manca. Ma in fondo è solo un dettaglio.
Del resto sono i libri e il pensiero di Patel-Maitreya che si incastrano alla perfezione. L’ex funzionario della Banca Mondiale nel primo libro, I padroni del cibo, pubblicato in Italia da Feltrinelli, spiega come i diabolici ingranaggi del mercato siano la causa di tante ingiustizie e condannino alla fame milioni di persone. Niente di così originale in realtà, ma la guru no global Naomi Klein lo definisce «sorprendente». La crisi economica mondiale è una ghiotta occasione per il secondo libro, Il valore delle cose e le illusioni del capitalismo, in cui Patel ci spiega come uscire dalla crisi creando un mondo più giusto di quello basato sulla proprietà privata. E i fedeli di Share International, credo new age che mescola la Teosofia, di Madame Blavatsky con miti ufologici, sono convinti che Maitreya sia il rappresentante dei Fratelli dallo Spazio, entità venusiane che in agenda hanno segnato un solo appuntamento: redimere il mondo dalle storture guidandolo verso un’era di pace e armonia.
A onore dello scrittore, c’è da dire che altri ne avrebbero approfittato. Ma per Patel, simpatizzante anarchico, l’idea di un’autorità che salvi il mondo è un’eresia: «La gente - è sbottato col quotidiano inglese The Guardian - è sempre pronta a scaricare le proprie responsabilità sulle spalle di qualcun altro, proprio come è successo con Obama». Oltretutto, i suoi adoratori si fanno sempre più insistenti. Iniziano a piovergli addosso richieste di aiuto, preghiere e qualche minaccia. Alcuni sono arrivati a viaggiare per 3.000 chilometri per ascoltarlo. Per tentare di chiarire le cose, Patel scrive sul proprio blog un intervento ironico, in cui racconta di sentirsi come Brian di Nazareth, il protagonista del film dei Monty Python visitato per sbaglio dai Re Magi, e smentisce ogni rapporto con la divinità. Chiaro e tondo. Peccato che le profezie l’avessero anticipato: Maitreya negherà la propria identità, «così lo ascolteranno per le cose che dice e non per il suo status».
È un labirinto, un insolubile comma 22 religioso. I fedeli sono sempre più convinti e Raj sempre più disperato.

Non ha ancora deciso cosa farà. Potrebbe arrendersi e sfruttare la situazione. Ma sarebbe costretto a riconoscere che la cultura no global è più simile a una fede religiosa di quanto i suoi sostenitori vorrebbero ammettere.

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