Ramón Esteban Bou Pascual

Era un trovatello spagnolo: una mattina del 1903 uno sconosciuto si presentò allo sportello dell’anagrafe di Polop de la Marina, in provincia di Alicante, con un fagotto; dentro c’era un lattante che l’uomo dichiarò di aver trovato. Il piccolo fu dato in adozione a una coppia della vicina Benimantell, che lo chiamò Ramón e gli diede il cognome familiare. Cresciuto, volle frequentare il seminario, da cui uscì sacerdote nel 1930. Da principio venne nominato coadiutore ad Almusales e cappellano del collegio tenuto dalle Suore di Cristo Re a Benifayó. Nel 1931 diventò parroco titolare a Planes. Aveva dunque trentatré anni appena compiuti il giorno in cui venne ammazzato. Infatti, era stato iscritto all’anagrafe il 12 ottobre 1903 e gli spararono il 17 ottobre 1936, a La Nucia. Sì, erano i primi mesi della guerra civile spagnola, ma la guerra civile non fu la causa della persecuzione anticattolica, perché la Seconda Repubblica aveva cominciato fin dal proprio apparire. Infatti, la denuncia al mondo della situazione in Spagna, effettuata dal papa Pio XI con l’enciclica Dilectissima nobis, data al 3 giugno 1933. Ma fin lì erano state solo vessazioni amministrative. I morti ammazzati e gli incendi di chiese cominciarono nel 1934. Lo scoppio della guerra civile non fece altro che acutizzare le cose, portandole al parossismo. Secondo Vicente Cárcel Ortí, uno dei maggiori conoscitori di quel periodo, si trattò della più grande persecuzione della storia della Spagna «e forse di tutta la storia della Chiesa cattolica. Furono circa diecimila i martiri per motivi religiosi». www.

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