Cronaca locale

Randagi, in città vivono 400 colonie di gatti

Se passeggiando in qualche giardino o fra un padiglione e l’altro di un ospedale o in un cimitero o in una stradina defilata vi imbattete in un gatto; se puntando gli occhi su qualche cornicione vi accorgete di felini che non sembrano appartenere a nessuno (non hanno collare e si muovono con dimestichezza fra auto e cemento), sappiate che i mici in questione sono illustri. Nel senso che non sono sconosciuti. Registrati, sterilizzati, identificabili grazie a un segno particolare sull’orecchio. E residenti come noi, in una via e sotto un particolare numero civico. Assieme alle altre migliaia di felini liberi in città. C’è un ufficio comunale che da due anni a questa parte si è preso la briga di contare i gatti, curarli, sterilizzarli, nobilitando l’impegno delle gattare, in molti casi sostenendone le spese e inventando una nuova professione, quella del «catturatore di felini». In città ci sono 400 colonie stanziali, ciascuna ospita decine di gatti fino a un massimo di sessanta. Da Bruzzano al Trivulzio, da via don Gnocchi a via Buzzi a via Suzzani, in tutti i cimiteri e gli ospedali, nelle case di ricovero per anziani, in svariate scuole e asili, al carcere di san Vittore e nei giardini di molti condomini.
Il censimento completo si deve allo sportello del garante degli Animali che, strada per strada, sa dove abitano le bestiole e conosce per nome chi li sfama. Di più. «Abbiamo deciso di comprare noi il cibo alle gattare - spiega il garante Gianluca Comazzi - Perché molto spesso queste donne, perlopiù anziane e con la pensione minima, non riuscivano a procurarsi le scatolette». E così il Comune distribuisce ogni anno qualcosa come 50mila chili fra croccantini e carne. «Abbiamo un magazzino in via Friuli dove avviene lo smistamento - spiega Comazzi - ma molto più spesso sono i volontari che portano il cibo direttamente a casa delle gattare». Ci sono cinque associazioni accreditate, Animal Emergency, Tutor animali, Mondo gatto, Mondo gatto San Donato e Auto Bau. E sono i volontari di queste ultime che hanno l’incarico di «catturare i felini», per sterilizzarli o per curarli in caso di malattia (a spese del Comune). Li prelevano e li portano ai veterinari Asl che, dopo la sterilizzazione, fanno un piccolo segno sull’orecchio del gatto per identificarli. In questo modo, dal 2005, le sterilizzazioni sono cresciute del 30 per cento e tuttora viaggiano al ritmo di 1.200 l’anno. È faticoso occuparsi dei problemi dei gatti? «Spesso dobbiamo inviare lettere ad amministratori di condominio o a direttori sanitari e ricordare loro che i felini hanno il diritto di vivere nel posto che hanno scelto - aggiunge il garante - ci sono due leggi nazionali, la 281 del ’91 e la 189 del 2004, oltre a un regolamento regionale e a uno comunale, talvolta però sono ignorati. Purtroppo c’è ancora chi prende le bestiole a scopate o minaccia le signore che si occupano di nutrire felini». Capita che un cantiere alteri le abitudini della colonia, «quando ci arriva una segnalazione di questo tipo interveniamo, spostiamo i punti-cibo, facciamo in modo che i gatti riconoscano nelle vicinanze il loro nuovo territorio». Fra i cattura-felini c’è una coppia storica, Giacomo e Rita Ferrara, responsabili della Tutor Animali di viale Famagosta, lavorano con i gatti da 30 anni. «Stiamo completando le sterilizzazioni al Policlinico - racconta Ferrara - Qui vivono una ventina di gatti, per prenderli usiamo le gabbie trappole, avvertiamo il giorno prima la gattara, è utile che il micio sia digiuno, lo adeschiamo con bocconcini messi all’interno della gabbia che ha una chiusura automatica». Ogni tanto ricorrono ai retini, «non sono quelli da pesca, li abbiamo fatti fare apposta da un fabbro». Grazie a questi i coniugi Ferrara sono riusciti ad acciuffare pure i coniglietti della piccola scuola di circo. «È l’unica colonia di roditori, sono in 25, in via Messina. Il problema è che un anno e mezzo fa erano solo in due, poi, si sa, sono animaletti prolifici e nel giro di pochi mesi la scuola si è riempita di coniglietti». Fra le gattare più conosciute si distingue Emilia C., genovese trapiantata a Milano dal ’74, abita in zona Niguarda. Vive con cinque gatti e si occupa di un micio «che in casa non ci vuole stare». Si schermisce: «Ci sono molte altre donne più generose di me, la mia vicina ad esempio è solita scendere con dodici piatti di fegatini e tacchino.

Come arriva in strada è circondata dalle mamme-gatte, si presentano con 4-5 micini a testa, è da vedere, è un’opera d’arte».

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