Rapita e violentata alle 6 di sera A Milano torna l’allarme stupri

Il vicesindaco De Corato: «Avevamo chiesto al governo più agenti e leggi più severe. Invece nulla»

da Milano
Abbrancata per strada, minacciata con un taglierino e portata in aperta campagna dove viene violentata. E subito arriva la denuncia di un ragazzo curdo che ha raccontato di essere stato segregato e violentato per alcuni giorni da due connazionali.
Due brutti episodi arrivati dopo una paurosa striscia di aggressioni iniziata la notte di capodanno quando madre e due figlie vengono pesante molestate in piazza del Cannone. Venerdì 18 invece due badanti ucraine vengono violentate in Centrale, sabato 19 una studentessa polacca, mentre il giorno dopo una sua connazionale riesce a sfuggire allo stupro, sempre in stazione. La settima dopo altro giro di violenze: il 24 una quarantenne viene seviziata a casa di un amico, il 27 una boliviana è stuprata dal coinquilino, il 29 una diciannovenne riesce a divincolarsi dalle braccia del bruto di turno.
E arriviamo così al 31 gennaio, ore 18, nei pressi dell’ospedale Sacco, periferia nord ovest. Una ragazza di 21 anni, italiana di origine egiziana, viene aggredita per strada da un maniaco sceso da un’auto. Minacciata con il taglierino, costretta a salire quindi portata nelle campagne dell’hinterland milanese. Qui viene violentata, rapinata e abbandonata. La giovane raggiunge la strada, ferma un automobilista che lancia l’allarme.
Non è finita perché qualche ora dopo arriva una chiamata dall’ospedale San Paolo dove è stato portato un iracheno di etnia curda di 20 anni. È stato raccolto zoppicante per strada e portato al pronto soccorso dove racconta il suo dramma. Arrivato tre giorni prima a Milano, viene «parcheggiato» dall’organizzazione che l’ha fatto arrivare in Italia, in un appartamento, curiosamente nella stessa zona dove è stata sequestrata la italo-egiziana. Qui viene violentato da due connazionali, fino a quando scavalca la finestra, si cala lungo la grondaia ma cade a terra e si frattura un piede.
Adesso è caccia agli stupratori che hanno otto probabilità su dieci di essere presi, come ha recentemente spiegato il prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi, analizzando i numeri in suo possesso. Numeri che dicono anche come l’anno scorso siano state denunciate 342 violenze sessuali, il 90 per cento delle quali sono però molestie o avance troppo spinte. Comunque risulta un incremento del venti per cento rispetto l’anno precedente e del 74 rispetto quattro anni fa.
Sbagliato però pensare a una recrudescenza del fenomeno, in quanto aumentano semplicemente le donne che si rivolgono alle forze dell’ordine. Merito di una diversa cultura femminile e della rete di assistenza (centri di ascolto o consultori) che aiutano le vittime a trovare coraggio e consapevolezza.
In ogni caso gli investigatori della sezione «fasce deboli» della squadra mobile, calcolano come venga ancora denunciato un caso su dieci dei circa 350 «veri» stupri. Il 10 per cento avviene per strada, opera del bruto, spesso del «branco», gli altri si consumano nelle mura domestiche e l’orco è spesso un parente o un amico. L’episodio viene dunque vissuto con il senso di colpa di averlo «provocato» e per questo taciuto.


«Sugli stupri siamo ormai all’implosione, con violenze quotidiane», attacca il vice sindaco Riccardo De Corato che punta il dito contro l’esecutivo: «Milano aveva chiesto al governo una nuova legge con pene più severe per gli stupratori, processi per direttissima e la possibilità per gli enti locali di costituirsi parte civile. Di tutto questo, così come degli interventi per la sicurezza, non si è fatto più nulla».

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