Rapiti quattro giornalisti italiani Nelle mani delle milizie del raìs

Rapiti in Libia Elisabetta Rosaspina, Giuseppe Sarcina del quotidiano di via Solferino, Domenico Quirico de La Stampa e Claudio Monici di Avvenire (SCHEDA Chi sono i reporter sequestrati) . Stavano andando a Tripoli, ma sono stati fermati da alcuni militari. Ucciso l'autista. Nel pomeriggio liberati più di trenta giornalisti quattro giorni in ostaggio delle milizie governative nell'hotel Rixos. Messa una taglia su Gheddafi. SCHEDA: Il figlio dei beduini al potere da 42 anni FOTO: La festa dei ribelli - Tripoli sotto assedio VIDEO: I ribelli decapitano la statua di Gheddafi

Rapiti quattro giornalisti italiani 
Nelle mani delle milizie del raìs

Tripoli - Torna l'incubo dei rapimenti. Quattro giornalisti italiani sono stati sequestrati in Libia: Elisabetta Rosaspina e Giuseppe Sarcina del Corriere della Sera, Domenico Quirico della Stampa e Claudio Monici di Avvenire.

Il sequestro I quattro reporter stavano andando in macchina da Zawiah a Tripoli, quando alcuni civili hanno fermato la macchina nella quale viaggiavano, uccidendo l’autista e rapinando i reporter. Poi li hanno consegnati alle milizie di Gheddafi. Poi i cronisti sono stati portati un un appartamento di Tripoli nel quale a Monici, è stato permesso di chiamare il giornale da un telefono fisso per avvisare del rapimento. Il console di Bengasi Guido De Sanctis è riuscito a mettersi in contatto con uno dei giornalisti e ha detto che al termine del Ramadan "sono stati anche rifocillati con cibo e acqua". Dall’appartamento, ha aggiunto, si vede un noto centro commerciale di proprietà della figlia di Gheddafi.

La telefonata di Monici Una breve telefonata di cinque minuti per avvisare i colleghi della redazione e far trapelare qualche notizia ai familiari. Al telefono, Monici ha detto di stare bene. Aveva "voce ferma, non trafelata", hanno raccontato i colleghi dell'inviato. "Ci ha raccontato che sono stati malmenati e rapinati di denaro, computer e telefoni satellitari e che forse era stato ucciso il loro autista. La telefonata è avvenuta attraverso un telefono satellitare del proprietario della casa nella quale sono detenuti. Secondo quanto abbiamo potuto capire, sarebbero stati rapiti da civili, che poi li hanno passati a militari, presumibilmente lealisti".

E quella di Quirico Anche Domenico Quirico della Stampa ha potuto chiamare a casa per confermare che stanno bene. Lo riferiscono colleghi del giornalista via Twitter.

Soldarietà e impegno Tutto il mondo istituzionale e politico si è subito messo in movimento per i quattro giornalisti. Il presidente della Repubblica sta seguendo l'evolversi della situazione in stretta collaborazione con la Farnesina. Frattini ha attivato tutti i canali a Tripoli ed è in contatto con il Rappresentante italiano presso il CNT a Bengasi, Guido De Sanctis. Messaggi di solidarietà da parte della Federazione nazionale della stampa e dal comitato di redazione del Corriere della Sera

L'appello Ue Immediato l'appello dell'Unione europea per bocca di Catherine Ashton: "Auspichiamo che i giornalisti italiani rapiti siano rilasciati sani e salvi il prima possibile".  Il rapimento "è una notizia davvero molto preoccupante", ha sottolineato Michael Mann, ricordando che per Bruxelles i giornalisti presenti sul posto "stanno facendo un lavoro estramamente coraggioso e dovrebbe essere permesso loro di svolgerlo in sicurezza".

Una taglia sul raìs Proprio oggi il Cnt ha messo una taglia sulla testa di Gheddafi: 1,6 milioni di dollari per avere il Raìs a qualunque costo, vivo o morto. Non solo denaro: il presidente del consiglio di transizione Mustafa Abdel Jalil ha dichiarato che a chiunque consegnerà il rais sarà concessa anche l’amnistia.

Il giallo sulle truppe straniere Un ufficiale della Nato ha dichiarato alla Cnn che le forze speciali della Gran Bretagna, Francia, Giordania e Qatar hanno condotto nei giorni scorsi operazioni a Tripoli e in altre città per sostenere gli insorti. Alcune di queste unità, ha spiegato, hanno viaggiato insieme ai ribelli mentre avanzavano verso Tripoli. Secondo l’ufficiale Nato, le unità del Qatar e della Francia hanno fornito anche armamenti agli insorti. Ma la notizia è stata smentita sia da FraNato smentisce: "Il nostro mandato prevede l’esecuzione dell’embargo e della no-fly zone, non è previsto l’invio di truppe di terra"

La Russia chiede un negoziato Il presidente russo, Dmitry Medvedev, ha intanto esortato Muammar Gheddafi e gli insorti libici ad avviare negoziati per raggiungere un accordo: "Noi vorremmo che i combattimenti cessassero il prima possibile e che le parti si sedessero intorno a un tavolo per raggiungere un accordo sul futuro della Libia", ha detto Medvedev, che parlava dopo aver incontrato il leader nordcoreano, Kim Jong-il, in una base della Siberia.

Si combatte anche a Sirte Oltre alla lotta per la conquista di Tripoli, i ribelli libici stanno combattendo anche per Sirte. Nella marcia da Ras Lanuf verso la città natale del Colonnello hanno incontrato una forte resistenza da parte delle forze lealiste a Ben Jawad, che ostacola la loro avanzata verso Sirte. "Siamo sorpresi, credevamo si arrendessero dopo la caduta del quartier generale" di Gheddafi a Tripoli, ha detto il comandante militare dei ribelli sul fronte orientale, Fawzi Bukatif. Il Consiglio nazionale di transizione starebbe comunque trattando con i leader tribali di Sirte per favorire l’ingresso dei suoi combattenti in città.

Il Raìs alla radio Nella notte tra martedì e mercoledì, come un fantasma, il Colonnello è ricomparso dopo la conquista da parte dei ribelli del suo ultimo rifugio, il simbolo del potere del regime. Ma lui minimizza: nessuna conquista da parte dei rivoltosi, solo un "ritiro tattico".

In un messaggio audio trasmesso dalla televisione Gheddafi ha detto: "Bab al Aziziya non era più che un ammasso di macerie dopo essere stata obiettivo di 64 missili della Nato e ci siamo ritirati per ragioni tattiche", ha dichiarato il raìs in tarda serata al canale tv al Oruba. Il Colonnello ha poi dichiarato di aver fatto un giro per Tripoli sotto mentite e spoglie e poi ha lanciato una promessa che suona come una minaccia: "O vittoria o morte".

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