Servono più controlli su rifiuti e cemento e più attenzione nel promuovere la legalità. Il lavoro di forze dell'ordine, delle procure e delle istituzioni è stato premiato, ma il numero dei reati ambientali nella nostra regione rimane preoccupante. Lo svela il rapporto Ecomafie di Legambiente, evidenziando che nel ciclo dei rifiuti le infrazioni compiute sono rimaste quasi le stesse: 288 nel 2007 e 291 nel 2008. Più che dimezzati, invece, risultano gli incendi che erano stati mille nel 2007, mentre l'anno successivo sono passati a 481. Più drammatico il quadro nel settore cemento (661 violazioni nel 2007 e 774 nel 2008).
Complessivamente sono 2.086 le infrazioni fatte nel Lazio nel 2008, ovvero l'8,1 per cento del totale nazionale di 25.766, con una media di circa 6 reati al giorno e una diminuzione del 20 per cento rispetto allo scorso anno. La nostra regione, quindi, che nel 2007 era al quarto posto per «demeriti» nella classifica italiana, nel 2008 si è piazzata al quinto.
«I numeri delle Ecomafie nel nostro territorio rimangono impressionanti - sottolinea Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio - ma allo stesso tempo è davvero evidente che i risultati si vedono laddove si interviene con decisione, come la Regione ha fatto sugli incendi e con l'inasprimento delle sanzioni. È questa la strada da percorrere, su cemento e rifiuti».
Secondo l'associazione servirebbe un forte impulso dalle amministrazioni locali, con una nuova stagione per la gestione dei rifiuti che incrementi la raccolta differenziata, settori a basso livello di illegalità e infiltrazione, facilitando sul fronte del cemento abusivo il riavvio delle ruspe per gli abbattimenti. «L'Ecomafia nel Lazio ha due facce, da un lato quella dell'illegalità ambientale diffusa, che va sempre più denunciata e repressa - prosegue Parlati - dall'altro quella della criminalità organizzata e delle mafie, vista la decisa crescita del numero di sequestri. Non c'è tempo per gli indugi, il lavoro svolto dalle forze dell'ordine e dalle procure deve essere affiancato da norme più severe, con l'inserimento di tutti i gravi reati ambientali nel codice penale».
Se è vero che grazie ai risultati sugli incendi è sceso il numero complessivo degli illeciti, lo è altrettanto che si è registrato un incremento del 18 per cento delle persone denunciate, che passano da 1.882 a 2.234, sebbene ne siano state arrestate solo 13, ovvero il 10 per cento del totale nazionale. Crescono addirittura del 28 per cento, invece, i sequestri effettuati, da 714 a 915.
Impressionante, poi, l'illegalità che regna nel settore dei rifiuti e in quello del cemento, dove il Lazio si classifica al quarto e al terzo posto, rispettivamente con 291 e 774 reati e una percentuale del 7,4 per cento e del 10,3 per cento. Rimane invece stabile al primo posto nel settore delle archeomafie, con un dato immutato del 15,3 per cento.
«I casi di smaltimento illecito di rifiuti e di sequestro di immobili abusivi fanno ormai parte della quotidianità delle cronache laziali - dichiara Cristiana Avenali, direttrice di Legambiente Lazio -. I grandi sequestri riguardano troppo spesso lottizzazioni nate legali e divenute nell'attuazione abusive. Servono più controlli da parte dei Comuni sulla congruità di quanto realizzato rispetto a quanto concesso». Per promuovere la legalità l'associazione, insieme all'Osservatorio Ambiente e all'assessorato Ambiente della Regione, nel 2008 ha promosso una seconda campagna su questo tema, a cui hanno partecipato quattromila ragazzi. «E su questo fronte - conclude Avenali - è stata istituita, poche settimane fa, la Consulta regionale Ambiente e Legalità, uno strumento di lavoro che può essere fondamentale per rafforzare i risultati già ottenuti».
«Questo rapporto sulle ecomafie nel Lazio è allarmante e reclama interventi urgenti e decisi che il presidente Marrazzo ha già preso in carico - commenta il presidente della Commissione Lavori Pubblici e Politiche per la Casa alla Pisana, Giovanni Carapella -. Oltre all'attivazione immediata dell'Osservatorio sull'abusivismo edilizio, istituito con legge regionale e ancora non operativo, occorre un impegno serio da parte di amministratori e politici.
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