Egregio Adriano Sofri, ho letto il suo editoriale di ieri su la Repubblica e mi ha sorpreso la violenza verbale nei confronti di Berlusconi. Lo definisce lupo spelacchiato, lo accusa di non pensare, gli attribuisce una visione cosmetica del mondo, lo tira per i capelli, gioca perfino tra lezioni e lozioni. E gli contrappone, in un corpo a corpo che ricorda gli anni di piombo, limmagine e la persona di Saviano, lautore di Gomorra. Giochino facile e un po demagogico, lievemente fascista - e glielo dice uno che di fascismo se ne intende - perché oppone la gagliarda giovinezza del «lupacchiotto» Saviano alletà grave e assai provata del «lupo spelacchiato» Silvio. Fu Pasolini - ricorda? - a vedere in lei e in Lotta continua di cui lei era leader, qualcosa che gli ricordava il primo squadrismo.
Curiosamente lei adotta a rovescio la stessa distinzione manichea usata da Berlusconi nel dividere le forze del Bene dalle forze del Male, opponendo, in una forma di implicito razzismo, lantropologia di Saviano allantropologia, anzi allantropofagia, di Berlusconi. Deprecabile manicheismo in ambo i casi, con lattenuante per Berlusconi che lo ha usato nella guerra politica ed elettorale, mentre lei, Sofri, è un fine intellettuale e lo usa in tempo di pace, fuori dalle urne. Il tema è noto. Berlusconi ha criticato - comè suo diritto e lo ha ben ricordato la figlia Marina - la riduzione del nostro Paese alla criminalità organizzata; è unimmagine falsa che nuoce allItalia. La malavita è una delle facce dellItalia, ma non si identifica con lItalia. E invece da qualche tempo si tende a vendere, soprattutto fuori dItalia, limmagine di un Paese dominato, anzi diciamo pure, governato dalla malavita. Salvo una minoranza di antitaliani puri, puliti e pensanti.
Prima che lo dicesse Berlusconi, in un mio libro di un anno fa avevo criticato anchio che lItalia fosse rappresentata con un solo film a Hollywood, il Gomorra tratto da Saviano. E avevo scritto e detto a Napoli che quel film andava proiettato nelle scuole del napoletano e del casertano, a scopo educativo; ma non poteva diventare lunica sintesi dellItalia da esportare nella principale vetrina del mondo. È chiaro anche ai cretini che non facevo solo una questione dimmagine, di finzione o di cosmesi. Ma contestavo una falsa rappresentazione dellItalia, che non corrisponde alla realtà e nuoce agli italiani, soprattutto a coloro che lavorano e studiano allestero. Invece lei ha ridotto la tesi di Berlusconi a una pura questione di ipocrisia facciale, dicendo che il premier avrebbe esortato Saviano a dire il falso. È vero proprio il contrario, ha respinto la falsa riduzione dellItalia alla criminalità. Anche per lei Berlusconi ha censurato Saviano e la verità.
Ora si dà il caso che Saviano abbia pubblicato il suo Gomorra proprio da Mondadori, riconducibile a Berlusconi. Non mi pare che Berlusconi abbia soppresso il libro o esortato a boicottarlo. Ha solo criticato luso improprio di una piaga verissima del nostro Paese. Non è suo diritto divergere dallopinione di Saviano o è vilipendio della Repubblica, intesa come quotidiano? Mi pare legittimo dire che la malavita alberga dentro lItalia a partire dal sud, ma mi pare falso e masochista dire che lItalia sia dentro la malavita. Non è vero e non è giusto per la grande maggioranza degli italiani. Berlusconi non ha peraltro invocato censure e killeraggi, come accadeva negli anni 70, ma ha dissentito da una tesi, e lo ha fatto alla luce del sole.
Ammiro Saviano, ha scritto un libro coraggioso e forte, e perciò vive pericolosamente. E anche se non sopporto il suo uso da madonna pellegrina nei manifesti, in tv, in politica e nei giornali, a cui peraltro lui si concede, so distinguere la buccia sgradevole dalla polpa meritevole.
Ma lei, Sofri, si rivela molto più simile allicona di Berlusconi che lei stesso dipinge e dileggia, quando si sofferma sullimmagine e sulle parole di Berlusconi e non sui fatti e sulle azioni di governo del medesimo: ma è qui che va giudicato un uomo di governo. Lei può fare tutti i paragoni gobbi con Andreotti, ma non può mistificare la realtà. Il governo Berlusconi ha fatto di più contro la malavita rispetto ai governi precedenti. Ha messo in galera più mafiosi e camorristi, ha sgominato più bande, ha minato i racket della monnezza e fermato appalti alla malavita, ha confiscato beni rilevanti. Da una parte ci sono gli ideologi dellantimafia, dallaltra ci sono arresti, espropri, confische. Se tutto questo per lei non conta, allora è lei a ritenere che conti più la parola, la vetrina, il pregiudizio ideologico, la retorica che la realtà dei fatti. E questo non è un caso, perché lei proviene da un radicalismo che opponeva limmagine di un mondo migliore alla realtà della storia, che ha sempre anteposto lutopia ai fatti, che ha sempre preferito i parolai e i professionisti dellantimafia a chi sul serio lha combattuta e magari è morto.
E tra questi ci sono molti uomini «di destra», come lei stesso cita. E i Borsellino che lei ricorda erano della stessa pasta dei Calabresi, che lei non ricorda: ambedue furono uccisi perché servitori dello Stato da criminali comuni o da criminali ideologici (sul piano degli effetti si equivalgono; sul piano delle intenzioni no, riconosco ai secondi un perverso idealismo). Se il paragone non fosse irriverente, direi che la stessa cosa accade con Ratzinger: lui che più di ogni altro papa ha denunciato e condannato i pedofili, e ha sofferto di queste ferite della Chiesa fino alle lacrime, passa per il papa della pedofilia. Così il governo che più ha colpito la malavita passa per un governo mafioso. Perché limmagine che vi siete costruiti prevale sulla realtà.
Penserà che ho difeso il premier perché scrivo sul Giornale di Berlusconi. No, Sofri, scrivo sul Giornale perché penso queste cose. E converrà con me che è più coerente chi scrive sul Giornale perché preferisce Berlusconi ai suoi avversari interni ed esterni, rispetto a chi, come lei, scriveva su una rivista «di Berlusconi», Panorama - senza peraltro subire censure neanche lei, mi pare - ma poi lo detestava intimamente. E ora che non ci scrive più lo detesta in questo modo plateale e un po volgare. Ma siamo abituati allo snobismo incivile, versione aggiornata del vecchio radicalismo chic. Sapendola sprezzante, confido in una sua non risposta.
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