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Reagisce e spara per salvare nipote e figlio: arrestato

TorinoÈ intervenuto per difendere la nipotina di due anni, spaventata da un pericoloso dogo argentino lasciato libero e senza museruola mentre suo figlio di 32 anni veniva pestato a sangue dal proprietario del cane e dai suoi amici. Ha tentato di mettere in fuga gli aggressori, ha provato a interrompere quell’assurdo massacro. Poi, quando si è visto puntare addosso una semiautomatica, non ci ha pensato due volte. Anche lui era armato e ha sparato. Tre colpi che hanno ucciso un uomo e ne hanno ferito un altro.
Antonio Catelli, 59 anni, guardia giurata, ex carabiniere e guardia del corpo del senatore a vita Sergio Pininfarina, nonostante davvero sembra il classico caso di legittima difesa, è stato arrestato con le accuse di omicidio e tentato omicidio. «Ho sparato per difendermi, non potevo far altro», ha raccontato al magistrato. La vittima si chiamava Luca Ragusa, aveva 49 anni e una lunga serie di precedenti penali. In ospedale è finito invece Carlo Latona, 40 anni.
Torino, piazza Montanari, quartiere Santa Rita. È sabato sera, Mario Catelli è a passeggio con la figlioletta di due anni. I due sono in un giardinetto pubblico, a pochi metri da loro ci sono altre persone. Due sono in compagnia di un cane. L’animale, un dogo argentino, razza che il ministero della Salute ha incluso nell’elenco di quelle potenzialmente pericolose, è libero e senza museruola. Un animale che- dice la legge- un pregiudicato non potrebbe tenere. L’animale si avvicina a Mario Catelli e a sua figlia, abbaia in direzione della piccola. La bambina piange, ha paura. Catelli prova ad attirare l’attenzione delle persone che si trovano dall’altra parte del giardinetto. Si avvicinano in due. Sono Luca Ragusa e Carlo Latona. Spiegano a Catelli che deve rimanere calmo, poi lo aggrediscono. Lo colpiscono con calci e pugni, con una spranga. L’uomo crolla sull’asfalto. Ragusa e Latona continuano a colpire, la bambina piange disperata. La folle aggressione si consuma davanti a una birreria ancora aperta, sotto i palazzi illuminati che si affacciano sulla piazza. È a questo punto che interviene Antonio Catelli. L’uomo è in casa, avverte il pianto della nipotina e le urla del figlio. Afferra il proprio revolver, regolarmente detenuto e scende in strada. Urla agli aggressori di fermarsi. Luca Ragusa tira fuori dal giubbotto una pistola semiautomatica e la punta contro Catelli. La guardia non ci pensa due volte e spara. Uno, due, tre colpi. I primi due raggiungono Ragusa all’addome, il terzo ferisce Latona all’altezza del colon. Ragusa non ce la fa, muore al pronto soccorso dell’ospedale Mauriziano. Latona viene operato d’urgenza alle Molinette, ma non è in pericolo di vita. Antonio Catelli, invece, finisce in manette. «Una bravissima persona, un uomo perbene», lo descrivono i vicini di casa. «Non poteva fare diversamente, suo figlio era a terra e quelli picchiavano come bestie. Uno di loro ha pure tirato fuori una pistola, mentre il cane abbaiava terrorizzando quella povera bambina».
«Si è trattato di legittima difesa», ha confermato ieri il suo avvocato. La magistratura, a questo punto, potrebbe (anzi dovrebbe) modificare l’accusa.

Eccesso colposo di legittima difesa.

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