Redditi on line, ma senza i nomi Passa la deroga per l'articolo 18

Via libera della commissione Bilancio del Senato alla manovra.Il decreto in Aula martedì. Approvato il pacchetto fiscale. Carcere per chi evade più di 3 milioni di euro. La norma non sarà retroattiva. La pubblicazione dei redditi on line da parte dei Comuni avverrà senza indicare nomi e cognomi. Possibili deroghe alle leggi nazionali sul contratto di lavoro per gli accordi aziendali e territoriali, comprese quelle sui licenziamenti. Salve maternità e congedi parentali. Camusso: si cancella la Costituzione. Bersani: governo irresponsabile. Il ministro Sacconi: non si toccano né Carta né possibilità di licenziare

Redditi on line, ma senza i nomi 
Passa la deroga per l'articolo 18

Roma -  Via libera della commissione Bilancio del Senato alla manovra. Il decreto, modificato, approderà da martedì all’Aula del Senato. L’assemblea ha tempo fino a sabato per l’ok definitivo, poi il provvedimento passerà alla Camera. Ma ecco quali sono i cambiamenti del decreto:

Lotta all'evasione I controlli sui conti correnti bancari da parte dell’amministrazione fiscale potranno essere eseguiti anche in via preventiva e non solo in caso di accertamento. Oltre i 3 milioni di euro di imposta evasa o non versata scatterà lo stop alla sospensione del carcere che il giudice sinora poteva ordinare nel pronunciare sentenza di condanna alla reclusione o all’arresto per un tempo non superiore a due anni. La norma sull'evasione non sarà retroattiva e varrà da ora in poi. Vengono inoltre abbassate le soglie di evasione fiscale oltre le quali scatta la reclusione. Nel caso di dichiarazione fraudolenta la pena per cui è prevista la reclusione da un anno e sei mesi a sei anni, scatta si si evade oltre i 30mila euro (erano 150 milioni delle vecchie lire). Cambiano anche i termini di prescrizione per i reati fiscali che sono "elevati di un terzo" e gli sconti sulle pene nel caso di conciliazione mediante pagamento che passano dalla metà ad un terzo.

Dichiarazione dei redditi Salta l’obbligo di indicare il nome della banca sulla dichiarazione dei redditi. Via libera alla norma che consente ai Comuni di pubblicare on line le dichiarazioni dei redditi, ma la novità riguarderà solo aggregati e categorie. L’emendamento è stato approvato con una modifica per evitare di pubblicare sui siti le dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche con nomi e cognomi. Il garante della privacy aveva infatti nei giorni scorsi parlato di un "materiale terribilmente pericoloso" da maneggiare "con attenzione".

Contributo di solidarietà Stop al contributo di solidarietà per i redditi alti dei privati. Nel provvedimento il contributo di solidarietà rimane solo per la pubblica amministrazione, i parlamentari e i pensionati. Introdotta "una maggiorazione di 10,5 punti percentuali" all’Ires per le società di comodo; stretta sulle agevolazioni fiscali delle coop; norme più stringenti per i casi di "concessione in godimento di beni dell’impresa a soci e familiari". Infine i consigli tributari presso i Comuni riceveranno i dati dalle agenzie delle entrate e avranno una funzione di controllo.

Deroga all'articolo 18 Saranno possibili deroghe alle leggi nazionali sul contratto di lavoro per gli accordi aziendali e territoriali, comprese quelle sui licenziamenti. L’emendamento della maggioranza riguarda anche il capitolo licenziamenti, quindi le deroghe all’articolo 18. "Fermo restando il rispetto della Costituzione, nonché i vincoli derivanti dalle normative comunitarie e dalle convenzioni internazionali di lavoro - si legge nel testo - le specifiche intese di cui al comma 1 operano anche in deroga alle disposizioni di legge che disciplinano le materie richiamate dal comma 2 alle relative regolamentazioni contenute nei contratti collettivi nazionali".

Salve maternità e congedi parentali Licenziamenti discriminatori in caso di maternità e congedi parentali esclusi dalle deroghe possibili al contratto nazionale di lavoro previste dall’emendamento alla manovra approvato nel pomeriggio dalla commissione Bilancio del Senato. "Fatta eccezione - si legge nel testo - per il licenziamento della lavoratrice in concomitanza del matrimonio, il licenziamento della lavoratrice dall’inizio del periodo di gravidanza fino al termine di interdizione al lavoro, nonché fino a un anno d’età del bambino, il licenziamento causato da una domanda o dalla fruizione del congedo parentale e per la malattia del bambino da parte della lavoratrice o del lavoratore ed il licenziamento in caso di adozione o affidamento".  

Camusso: si cancella la Costituzione Proprio a causa di questo emendamento la Camusso è tornata ad attaccare il governo. "Il governo sconfitto sulle pensioni vuole ora distruggere l’autonomia e l’autorevolezza del sindacato e, così come per le pensioni, i segreteri di Cisl e Uil non si accorgono di quello che sta succedendo e parlano d’altro". Camusso fa riferimento all’emendamento della maggioranza sull’articolo 8 della manovra in tema di "contrattazione collettiva di prossimità". Per il numero uno di Corso d’Italia "le modifiche vuolte dalla maggioranza di governo all’articolo 8 indicano la volontà di annullare il contratto collettivo nazionale di lavoro e di cancellare lo Statuto dei lavoratori, e non solo l’articolo 18, in violazione dell’articolo 39 della Costituzione e di tutti i principi di ugugaglianza sul lavoro che la Costituzione stessa richiama. Infine negano il principio di rappresentatività che non può che essere dato dall’iscrizione al sindacato e dal voto dei lavoratori che viene invece escluso dalle modalità previste dall’articolo 8".

Bersani: governo irresponsabile "Abbiamo un governo avventurista e irresponsabile che in un momento difficilissimo per il paese pensa di ricavare qualche soddisfazione provocando rotture e divisioni nel corpo sociale. Quel che è avvenuto oggi sull’articolo 8 deve essere rimediato in Parlamento: si torni all’accordo del 28 giugno e si parta da lì per una stagione nuova di concertazione, per uno sforzo comune volto ad affrontare la crisi", ha affermato il segretario del Pd Pier Luigi Bersani

Sacconi: non si toccano la Carta Le intese, ha sottolineato il ministro del Welfare Sacconi, "che devono essere realizzate a maggioranza, si applicano a tutti i lavoratori anche perché la capacità di questi accordi nasce direttamente dalla legge. È inequivoco che non possono modificare le norme di rango superiore come i fondamentali principi costituzionali o di carattere comunitario e internazionale. Anche per quanto riguarda il delicato tema dei licenziamenti le intese possono solo intervenire sul modo di sanzionare quelli senza giusta causa. Le intese possono quindi solo preferire la sanzione del risarcimento a quella della reintegrazione nei licenziamenti per i quali non è stata riconosciuta la giusta causa". Gli accordi quindi, continua il ministro, «non possono modificare la disciplina di quelli nulli, come quelli discriminatori o in stato di gravidanza, perchè per questi vale la regola secondo cui è come non ci fossero stati e danno perciò luogo necessariamente alla reintegrazione nel posto di lavoro. Non ha senso pertanto parlare di libertà di licenziare o usare altre semplificazioni che non corrispondono, neppure lontanamente, alla oggettività della norma.

Più in generale, il nostro sistema di relazioni industriali assume quella dimensione "tedesca", sollecitata da tutte le istituzioni sovranazionali, compresa la Bce, in modo che imprese e lavoratori collaborino per creare le condizioni più convenienti agli investimenti, alle nuove assunzioni, ai contratti di lavoro di qualità. Ancor più - conclude - in un tempo di grandi incertezze sul futuro ciò non è poco".

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