È il regalo di due anni a Cgil, Cisl e Uil: i dipendenti pubblici che operano nei maggiori sindacati nazionali mantengono tutto lo stipendio grazie a distacchi e permessi Statali, la carriera sindacale ci costa 125 milioni

Nel 2005 ai sindacalisti permessi per 460mila ore

Antonio Signorini

da Roma
Non ci sono solo rinnovi dei contratti con aumenti più robusti rispetto alle altre categorie e pensioni più consistenti (17.500 euro di media contro gli 8.700 dei privati, secondo l’annuario Istat) nel paniere dei «benefit» che comporta l’essere dipendente pubblico in Italia. I vantaggi riguardano anche chi sceglie la carriera sindacale. Lo statale, a differenza del dipendente privato, può svolgere attività in un sindacato, a patto che sia nella lista delle organizzazioni «maggiormente rappresentative sul piano nazionale», mantenendo lo stipendio a carico della collettività. Lo strumento sono i «distacchi sindacali retribuiti». Una condizione equiparata a tutti gli effetti al servizio prestato presso l’amministrazione, come prevede la normativa che li regola. Una cosa diversa dai «permessi sindacali retribuiti». In entrambi i casi non si pregiudica quasi nessuna delle prerogative del pubblico dipendente. Il ministeriale, l’insegnante o il dipendente dell’ente pubblico che è in servizio per il sindacato di appartenenza gode dei buoni pasto e dei premi produttivi al pari dei colleghi in ufficio (non degli straordinari). Una condizione che ha un costo, che l’amministrazione pubblica calcola al termine del periodo di vigenza di ogni contratto.
I distacchi e i permessi sindacali dei dipendenti pubblici relativi al biennio 2004 e 2005, ad esempio, sono costati poco più di 125 milioni di euro. Per la precisione 125.317.174 euro, includendo anche gli oneri sociali e le imposte. Il calcolo è fatto sulla base del contratto collettivo quadro per la ripartizione dei distacchi e dei permessi sindacali del biennio in questione. In tutto i dipendenti pubblici che sono stati distaccati sono 3.077: 2.648 verso le organizzazioni sindacali di appartenenza, 271 verso le otto confederazioni alle quali si riconosce questa possibilità (Cgil, Cisl, Uil, Cisal, Confsal, Cgu, Rdb Cub, Usae).
Comprendendo stipendi, oneri sociali e Irap il costo del distacco è stato di poco superiore a 116 milioni. Tra i comparti il record spetta alla scuola, con 1.099 dipendenti impegnati a tempo pieno nelle organizzazioni sindacali, e un costo totale di 42 milioni e 878 euro. Un record dovuto al fatto che la maggior parte dei dipendenti pubblici è concentrato nella pubblica istruzione. Seguono, a distanza, gli enti locali, con 19,6 milioni di euro e 597 distacchi, e il servizio sanitario nazionale con 16 milioni di spesa e 445 dipendenti al lavoro su richiesta, come prevede la normativa, «delle confederazioni e organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative sul piano nazionale». Subito dopo vengono i ministeri, dove sono stati spesi 15 milioni e 700mila euro per il distacco di 419 colletti bianchi.
Sul bilancio pubblico gravano molto meno i permessi, cioè assenze dal lavoro per «l’espletamento del mandato sindacale, partecipazione a trattative, convegni e congressi di natura sindacale». Nel biennio 2004-2005 le ore di permesso di cui hanno usufruito i sindacalisti sono state 420mila e 460 per un costo complessivo di 9 milioni e 250mila euro. Anche in questo caso il record è alla scuola dove sono state impiegate in attività sindacali 127mila e 355 ore per un costo complessivo di due milioni e 800 mila euro.
Il fenomeno assume contorni preoccupanti se si considerano i dati raccolti dalla Ragioneria generale dello Stato nel 2004 e pubblicati ieri dal Sole 24 Ore. I dipendenti pubblici hanno perduto 21 giorni tra malattie, scioperi e permessi vari. Considerato che i giorni di ferie si sono attestati in media a 29,6 giorni, si deduce che le altre cause di astensione dal lavoro hanno determinato una perdita di produttività di un mese per dipendente.

Le cifre sono impressionanti quando si esaminano i dati grezzi: nel 2004 le giornate di assenza degli assunti a tempo indeterminato sono state 168,8 milioni, un valore inferiore a quello del 2003 (172 milioni). Gli ultimi in graduatoria sono stati i dipendenti della Presidenza del Consiglio con 70 giorni medi di assenza nel 2004. La maglia rosa a diplomatici e prefetti: 22 giorni out dei quali 15 di ferie.

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