La regina del Fuorisalone: «Pronta per Expo»

Se Milano ad aprile diventa un megaevento che ci fa una volta tanto assomigliare a una grande capitale europea, una fetta di merito ce l’ha certamente lei: Gilda Bojardi, direttore del sistema Interni e direttore responsabile del mensile Grazia Casa, che dodici anni fa decise di inventare il cosiddetto Fuorisalone, vale a dire la città che si trasforma in un’immensa fiera en plein air. «Per la verità la nostra prima edizione si svolse in settembre e non ad aprile in concomitanza con il Salone del Mobile. Poi, dal ’91, decidemmo che l’unione faceva la forza». Già, e a giudicare dal successo crescente di una manifestazione che ogni anno attira sotto la Madonnina oltre 300mila persone da tutto il mondo alla scoperta delle nuove frontiere della progettazione, la mente non può non correre all’Expo ormai imminente. Sulla cui gestione aleggia ancora un grande punto interrogativo. Eppure, forse, basterebbe far tesoro delle professionalità che hanno generato la Settimana del Design per trarre spunti preziosi in vista di un evento che nel 2015 porterà a Milano circa 20 milioni di persone in sei mesi.
Una di queste è certamente la Bojardi, artefice di un «museo all’aperto» di oltre 400 eventi, dalla maxi-mostra all’Università Statale agli showroom affiliati al circuito Interni. «Su Expo sono già al lavoro dal momento che il Comitato mi ha nominato responsabile del palinsesto sul design in città. Ovviamente cercherò di dare il massimo per la buona riuscita di un evento su cui saranno puntati gli occhi del mondo e che non può lasciarci impreparati. Farò del mio meglio per trasferire ad Expo l’esperienza maturata negli anni per il Fuorisalone, come del resto faranno Escobar per il teatro e Lissner per l’Opera. L’obbiettivo sarà puntare su un format che oggi vede Milano un modello inimitabile». Eppure non era facile, alla fine degli anni Ottanta, pensare di creare dal nulla una manifestazione che per una settimana coinvolge l’intera città creando business ma anche occasioni di ricerca e di stimolo culturale. «Mi resi conto che c’era un vuoto rispetto al tessuto milanese così ricco di aziende ed eccellenze nel campo della progettazione. Così iniziai a coinvolgere una serie di imprese che avessero showroom diretti, ma anche personalità nel campo del design e dell’architettura che volessero contribuire ad una “messa in scena“ delle novità dei progetti made in Italy. E non solo. Così è nato un sistema unico, di grande impatto internazionale e che altre città straniere cercano di copiare senza riuscirci». Da una parte una fiera istituzionale che coinvolge espositori da tutto il mondo; dall’altra, una festa cittadina che attira migliaia di giovani molti dei quali giungono a Milano più per gli eventi in città che per i «Saloni». Occorreva crederci e avere grandi capacità organizzative. «Vero, anche se la specificità di questa manifestazione sta nel fatto di essersi autoalimentata durante gli anni, attirando giovani progettisti, scuole e istituzioni straniere, grandi star dell’architettura. Ma il successo sta anche nel fatto di avere da una parte valorizzato zone e quartieri poco conosciuti o semiabbandonati, dall’altra di aprire al pubblico palazzi e architetture straordinari normalmente inaccessibili; e infine spalancare gli stessi showroom di design che durante il resto dell’anno mettono un po’ di soggezione....». Tra le bellezze «recuperate» spicca proprio l’Università Statale dove si svolge l’evento aperto a tutti di massa più interessante della settimana: quest’anno la mostra Interni Legacy, che invade i cortili dell’ateneo di installazioni d' architettura sperimentale. «Tanta gente viene alla nostra mostra anche solo per vedere per la prima volta, o dopo tanti anni, quelle meravigliose architetture seicentesche. Teniamo presente che alcuni cortili che ospitano l’esposizione sono abitualmente chiusi, e stesso dicasi per gli scaloni che accedono al loggiato del primo piano...». Quet’anno, malgrado il tempo inclemente, gli eventi hanno ugualmente attirato il grande pubblico, malgrado le inaugurazioni fossero quasi sempre a inviti.

«L’accesso ad inviti per gli eventi di Interni è sempre stato piuttosto elastico e, in ogni caso, valido soltanto per la serata inaugurale, mentre invece nei giorni successivi ogni spazio è opendoor. E la gente è stimolata nella curiosità di riuscire a vedere luoghi e cose imprendibili in altre occasioni».

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