La Regione raddoppia le società di consulenza

La Regione raddoppia le società di consulenza

(...) Recentemente il governo ha impugnato davanti alla Corte Costituzionale la legge regionale che di fatto affida a «Genova Sviluppo» anche incarichi al di fuori del suo ambito territoriale. La società, secondo il ricorso, non si dovrebbe «allontanare» troppo da Genova, insomma. Un’occasione d’oro per dare il via al nuovo «contenitore», tutto interno alla Regione che, secondo indiscrezioni di palazzo, potrebbe essere tenuto a battesimo dalla giunta del prossimo 30 aprile e che verrebbe chiamato «Infrastrutture Liguria». Nome che suonerebbe come un secondo altolà preventivo agli eventuali mugugni del centrodestra, visto che Roberto Formigoni ha la sua «Infrastrutture Lombardia».
Le due giustificazioni - il ricorso governativo e il clone lombardo - resistono però poco alle obiezioni. Innanzitutto quella di più immediata comprensione. È vero che esiste una «Infrastrutture Lombardia», ma è altrettanto vero che non esiste una «Sviluppo Milano» che rappresenti il doppione. Secondariamente la Regione, finora, si è già trovata molte volte di fronte all’opposizione del governo per specifiche leggi. Ma sempre la maggioranza di centrosinistra ha spinto sull’acceleratore e sulle proprie decisioni, riproponendole quasi in fotocopia, mentre stavolta si è arresa senza combattere. Poi c’è da considerare che finora ci si trova di fronte all’impugnazione da parte del governo di una legge, ma la Consulta non si è ancora pronunciata in merito. E per legge, finché non ci sarà una sentenza contraria, si potrà continuare a operare e ogni decisione assunta nel frattempo non potrebbe essere comunque annullata, così come chi l’ha presa non potrebbe essere chiamato a risponderne.
Inoltre si potrebbe scegliere un’altra strada, quella peraltro dettata da una legge regionale approvata nel 2007 da questa stessa maggioranza. La Regione potrebbe infatti affidare la gestione delle gare d’appalto ai singoli enti pubblici interessati. Nel caso del Felettino, ad esempio, alla Asl 5. E il capo II della legge regionale 31/07 invita proprio la Regione a favorire «forme di aggregazione e cooperazione tra amministrazioni aggiudicatrici per l’esercizio delle funzioni in materia di appalti pubblici di lavori, forniture e servizi». La razionalizzazione della spesa pubblica prevede espressamente che «le amministrazioni aggiudicatrici possono affidare alle aziende regionali territoriali per l’edilizia o ad altri soggetti pubblici l’espletamento delle funzioni e delle attività di stazione appaltante». Insomma, se non voleva proprio lasciare tutto in mano a «Sviluppo Genova», la Regione avrebbe dovuto almeno evitare di creare una nuova società. Che oltre a prendere in prestito, magari dalla stessa società genovese, professionisti e tecnici, dovrà far ricorso a manager e funzionari in più, oppure ad aumentare gli stipendi di quelli già presenti in Filse. Svuotata degli appalti più interessanti (e ricchi), alla Sviluppo Genova resterebbero le bonifiche di Cornigliano, la realizzazione dell’ospedale del Ponente per il quale sembra probabilissima la collocazione nell’area ex Colisa, e la parte del marketing territoriale. Questo, almeno, senza fare i conti con la padrona di casa.

«Sapevo solo della necessità di fare una società piccola, snella e urgente per il Felettino - spiega il sindaco Marta Vincenzi e maggior azionista di Sviluppo Genova - Per tutto il resto non ci sono decisioni condivise». La Regione è avvisata.

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