Politica

Regioni in rosso

Il governo del povero Prodi è ormai divenuto un affare argentino, dunque deciso dagli umori d'un popolo ch'è il più arrogante, in un continente corrotto e molto svagato. E intanto però, ci ha distratto: ad esempio lo scandalo in Lucania s'è obliato. E, per quanto sia divertente dissertare su come Follini rovinerà entro breve con i suoi puntigli da maestrina pure il centrosinistra, questo oblio è insano. Perché le vicende per cui sono indagati politica e affari, nonché magistrati, in quella remota regione è anche l'esito dell'estendersi delle regioni cosiddette rosse al Meridione. Infatti Toscana, Umbria, Marche sono amministrate fin nelle minuzie da una rete spartitoria. Dove gli assessorati che contano sono spesso troppo attenti alle cooperative o comunque alle imprese amiche. E giornali, o tribunali assistono alla recita spesso troppo ipocriti e distanti. Tant'è che gli scandali edilizi in Umbria o quelli sanitari in Toscana o quelli ancora più schivi marchigiani, svaporano. E anche se non lo sono, paiono in pochi giorni rimossi e obliati. Come appunto accade anche in Lucania.
Insomma le regioni rosse da tempo hanno perduto l'ideale; ma hanno inglobato proprio tutto, in una calma rete di scambi e potere che dà l'asfissìa. Lo sanno bene quelli dei lettori che ci vivono. Ma sarà bene ricordarlo anche per gli altri: non c'è cittadina del Centro Italia in cui non si viva sempre peggio. Strade mal messe, immigranti senza regole, culturame, spreco, ma chiacchiere per giunta distillate da sindaci sempre più risibili e mediocri. E tuttavia perfetti per obbedire alla rete di distribuzione del denaro pubblico onnipervadente, oliata di ossequi ideologici. Sicché queste povere regioni stanno mummificandosi in tante Bizanzio colme di tutte le manie. Favori ideologici grotteschi che compiacciono le peggiori arteriosclerosi dei pensionati com'era nelle Marche il viaggio gratis in bus per gli antifascisti. E però anche prebende ai centri sociali dove tra qualche urletto si educano tra l'altro i figli delle locali nomenclature a divenire dei falliti, come i loro padri. Quindi prima amministratori di multiculturali ecologisti, e poi cresciuti ereditieri di municipalizzate e cooperative.
Insomma ancora negli Anni 70 un disegno, un programma in queste regioni c'era, magari sbagliato, però in grado almeno di non contraddire, ostacolare le idee più sane. Oggi comunisti falliti e cattolicume hanno creato invece un gesuitismo di affari e chiacchiere orrendo. E sospetterei soprattutto impunito. L'unico pregio è che non ci scappa il morto come al Meridione. Ma fuor di dubbio: non c'è opportunità o potere che non sia lì vagliato dal santo uffizio del locale gesuitismo di centrosinistra. E cogli anni '90 questa recita di chiacchiere presuntusose e affari s'è estesa. Il disastro di Napoli è pari solo all'ipocrisia con cui i poteri locali, non solo quelli politici, lo assecondano. Come non riconoscere la contaminazione in Basilicata? Ai disastri atavici del Meridione se ne è insomma aggiunto un altro. La rete gesuitica di potere locale che imita il peggio del Centro Italia si è insediata, anche lì. Altro male covato dal Prodismo, che più moraleggia, e peggio fa, ora anche al Sud.

Speriamo almeno che il Nord se ne scampi.

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