Regole milanesi: quando il gatto litiga con il cane finisce giù dai bus

Secondo la normativa di viaggio della società dei trasporti, in caso di attriti tra i due, a dover scendere è sempre il felino (col suo proprietario)

Regole milanesi: quando il gatto 
litiga con il cane finisce giù dai bus

Questa notizia arriva da Plymouth, Devonshire, Inghilterra. Ogni giorno il mio collega Casper, gatto bianco e nero di 12 anni, sale sull'autobus numero 3 che alle 10,55 di ogni mattina ferma davanti a casa sua. Rimane a bordo per tutti i 18 chilometri del percorso prima che l'autobus ripassi davanti a casa sua un'ora dopo. Sono almeno tre anni che Casper si fa questo viaggetto e ormai i conducenti della compagnia di trasporti «First Bus» lo conoscono, gli dicono «Hi Casper» e lo tengono d'occhio, casomai si scordasse di scendere alla fermata giusta.

Ma è improbabile che Casper si sbagli. Noi gatti abbiamo una memoria portentosa. Quindi ogni mattina a mezzogiorno il conducente gli dice «Bye Bye Caspy» e aspetta che scenda con gli altri viaggiatori. Ora io, gatto milanese, di fronte a notizie di questo genere mi lecco irritato la coda. A me su un mezzo dell'Atm, azienda dei trasporti milanesi, non mi ci farebbero mai salire, così, da solo. Nemmeno sul «Nuovo Sirietto» che è modernissimo ma strettino e quando ci salgono le mamme sudamericane con i passeggini dei pargoli grandi come portaerei, bloccano tutta la vettura. Ha voglia il conducente a dire «Guardi signora che per salire deve chiudere il passeggino», loro niente.

Io invece, gatto di modesta corporatura, posso salire sul tram o sull'autobus solo se il mio padrone mi schiaffa in una striminzita gabbietta di 50 centimetri per 30. Il mio padrone è obbligato a pagare il biglietto anche per me ma questo non mi garantisce il diritto a viaggiare in santa pace. Se infatti sale sul tram un altro padrone con il cane, io in teoria dovrei smammare. O per lo meno: devo farlo se il cane non sopporta la mia presenza e incomincia a ringhiare e abbaiare. Allora non ci sono santi: secondo il regolamento dell'Atm io e il mio padrone dobbiamo «occupare un altro posto, cambiare vettura o al limite abbandonare il mezzo o la stazione».
Il cane invece rimane a bordo, anche se è un botolo ringhioso e insolente. Questa è discriminazione bella e buona, anzi razzismo animale. Un cosa incivile che ricorda i tempi bui in cui in negli Stati Uniti, se un bianco saliva sull'autobus, il negro doveva cedergli il posto. Finché un giorno una donna di colore, stanca morta,si rifiutò di alzarsi e la cosa finì. Era ora.

Ed è ora di far cessare certe discriminazioni anche in Italia. Lei che ne dice, ministro Brambilla? Pensi che un passeggero può salire su un mezzo dell'Atm portandosi gratuitamente in spalla il fucile da caccia e io invece pago e non sono nemmeno garantito. Che cosa dice? Che il fucile deve essere scarico? Ah, be’, meno male. Però non mi sembra carino nei nostri confronti viaggiare esibendo un fucile da caccia.
Comunque l'Atm sugli animali è molto precisa. Consente infatti che viaggino gratuitamente sui mezzi pubblici pulcini e pesci (accompagnati suppongo) ma in numero non superiore a due.

Che non venisse mai in mente a qualche originale di viaggiare sull'autobus con un pollaio o con un acquario! Comunque, se il cane ringhia alla vista del pulcino, chi deve scendere? Il cane o il pulcino? Questo il regolamento dell'Atm non

lo specifica. Si preoccupa solo che noi gatti non diamo fastidio ai cani. Noi siamo animali di seconda categoria. Questo è ingiusto, discriminatorio e perfino anticostituzionale. Ministro Brambilla, aspetto il suo parere.

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