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Rivera: "Per battere la Germania, la fantasia non basta"

L'ex fuoriclasse del Milan e della Nazionale: "Ripetere in politica l'impresa del 4 a 3? Sarà dura, i tedeschi non ci fanno giocare. Loro conoscono i sacrifici e rispettano le regole. All'Italia invece servirebbe più disciplina"

Rivera: "Per battere la Germania, la fantasia non basta"

Era nel Duemila già negli anni Sessanta, anticipava quello che oggi, nel bene e nel male, è il calcio moderno, vedeva in campo e fuori prima degli altri quello che gli altri nemmeno immaginavano. «Nessuno quanto lui ha fatto titolo e cassetta, scatenato applausi e fischi, dato la stura a polemiche, esca a pettegolezzi» lo sintetizzava Roberto Gervaso. Gianni Rivera è stato un rivoluzionario educato, un freddo che infiammava, il bambino che debutta tra i grandi a 16 anni, il primo pallone d'oro, la miccia della moviola, la guerra agli arbitri e Italia-Germania quattro a tre, prima che la politica lo portasse al governo, alla Difesa, lui che è sempre stato un attaccante. Oggi è presidente del settore tecnico dell'Italia, ha appena aperto un canale youtube , sta per uscire con un'autobiografia rivoluzionaria nella grafica e nei contenuti. Un passo avanti agli altri, come sempre.

Rivera, il pallone è gonfio di aria brutta. Blatter dice che lui con il calcio corrotto non c'entra...

«Quando gli scandali sono così evidenti non puoi dire io non c'entro. Ma anche se fosse pulito se ne dovrebbe andare: cambiare è nella natura delle cose».

Sta pensando a Platini?

«È la persona giusta. Viene dal calcio giocato e questo ha importanza. Ha idee sane e le phisique du rôle ...».

Lei denunciò il malcostume del calcio 40 anni fa. Disse: «Dispiace per gli sportivi che pensano che il calcio sia una cosa seria»...

«E mi presi tre mesi e mezzo di squalifica. I soldi hanno vinto la partita. E con i soldi non c'è partita».

E i calciatori che scommettono?

«Sono pesci piccoli. Lo scandalo vero è uno Stato che incentiva e liberalizza le scommesse per fare introiti».

Ciclismo, atletica: anche negli altri sport però barano.

«Si, ma il calcio è lo sport più amato. E un amore tradito fa più male».

Lei è l'uomo che ha fatto nascere la moviola...

«Per puro caso. C'era Milan-Inter, segnai un gol, ma non era chiaro se la palla fosse entrata o no. Così la Domenica sportiva decise di rallentare i fotogrammi per capirlo. In studio c'era Enzo Tortora».

La moviola in campo la vorrebbe?

«Sei arbitri in campo bastano e avanzano».

Ma gli arbitri sono al di sopra di ogni sospetto?

«Oggi mi pare di sì. In passato non ci giurerei. Oggi se sgarri la paghi cara. Non hanno interesse a barare».

Con lei hanno mai barato?

«Guardi sono appena uscito dal tribunale...».

Ah sì?

«Ho fatto causa alla Rcs. Per trent'anni hanno venduto tutto quello che potevano vendere con la mia immagine senza darmi niente».

E com'è finita?

«Mi hanno riconosciuto una miseria. E hanno pure fatto ricorso. Come se i danneggiati fossero loro».

La sento indignato...

«Come fanno a dire che è cronaca e informazione fare delle monete d'argento con la mia immagine? Avrei accettato zero compensi se i prodotti fossero stati omaggio. Invece hanno venduto Rivera senza dare nulla a Rivera. Se fanno un dvd con il presidente della Rcs secondo lei lo vendono?».

Direi di no. Ma i calciatori sono pagati troppo o troppo poco?

«Sono pagati secondo le possibilità delle società. Chi può paga di più. Ma i super pagati sono un'eccezione non la regola».

Rivera oggi quanto varrebbe?

«Secondo il suo talento...».

La Nazionale di calcio è lo specchio del Paese?

«L'Italia è lo specchio del Paese, calcio compreso».

Perché siamo italiani solo quando gioca la Nazionale?

«Ma no. È che discutere, polemizzare, criticare fa parte del nostro Dna. Ma al nostro Paese vogliamo bene».

E il calcio in mano agli stranieri?

«Il calcio è un fenomeno commerciale il tifoso deve capire che il denaro ha la precedenza su tutti gli altri sentimenti. Il che non vuol dire perdere passione o identità».

E poi...

«...E poi le squadre stesse sono piene di stranieri in campo e in panchina. Gli italiani sono già minoranza. Che differenza fa se è straniero anche il proprietario?».

Tatuaggi, creste, piercing. Ma come si conciano oggi i calciatori?

«Io i capelli li avevo a spazzola, erano di moda ed erano bellissimi. Ma ci mettevo troppo tempo a pettinarli tutti i giorni e allora ho lasciato perdere. Era una tortura inutile».

Come li vede quelli di oggi?

«Non li vedo. Sono inguardabili...».

Addirittura...

«Io impedirei loro di togliersi la maglietta dopo aver segnato un gol...».

Perché rischiano l'ammonizione?

«Perché sono orrendi. Con tutti quei tatuaggi sulla pelle sembrano i Visitors dei film».

Lei è stato uno dei giocatori più mediatici di sempre. Ora ha aperto una pagina Facebook , un canale youtube . Perché rimettersi in gioco con le nuove tecnologie?

«Una nuova sfida. Un'occasione per confrontarmi con i ragazzi».

Cos'ha da dire a chi non l'ha mai vista giocare?

«Che nella vita non ti regala niente nessuno, che devi conquistarti gli spazi, credere nelle tue possibilità».

Si, ma il problema sono i genitori.

«Già. Sperano che i figli diventino calciatori più dei figli stessi. Si illudono di vederli ricchi e famosi».

Invece...

«Prima vanno costruiti gli uomini poi magari i calciatori. Diventino Rivera dove hanno più passione».

Uno su mille ce la fa.

«Abbiamo statistiche certe: uno ogni trentamila ce la fa».

Lei è stato sottosegretario alla Difesa. Che pensa della leva?

«Meglio un esercito europeo di professionisti che la leva obbligatoria».

Fosse facile...

«L'Europa deve cambiare passo e diventare un vero soggetto politico, cioè una vera squadra. Abbiamo pensato che dopo la moneta sarebbe arrivata la politica invece è rimasta solo la moneta. Ognuno gioca per sé e nessuno per la squadra».

Lei ha fatto il militare?

«Ho fatto il Car a Orvieto: c'era pure Vittorio Feltri. Ma più che marciare giocavamo a pallone».

A proposito di soldati. Del caso dei nostri marò che ne pensa?

«È stata una partita giocata male. Abbiamo preso troppo sportivamente la questione e non abbiamo capito chi avevamo di fronte».

Che si doveva fare?

«I nostri soldati andavano giudicati in base alle leggi internazionali».

E invece?

«E invece non li hanno giudicati nemmeno secondo le leggi indiane. Non vogliono corti internazionali e non vogliono fare processi. Tre anni in attesa di processo sono assurdi».

È perché siamo italiani?

«Poteva capitare la stessa cosa ai tedeschi, agli inglesi, agli americani...».

Dice?

«Chi può far valere con loro forza economica avrebbe avuto più chance. Ma noi questa forza evidentemente non l'abbiamo».

A proposito di forza economica. Detto dall'uomo di Italia Germania 4-3: come si fa a spiazzare la Merkel?

«Mi sa che fare un gol in più non basta».

E perché mai?

«Perché i tedeschi stavolta non ti fanno giocare».

Hanno torto?

«Hanno ragione. Hanno fatto sacrifici, rispettano le regole, hanno un'economia che funziona. Non capiscono perché gli altri non dovrebbero comportarsi come loro. E soprattutto perché devono risolvere loro i problemi degli altri».

Come piazzare il contropiede?

«Abbiamo fantasia, ma ci vuole anche metodo: bisogna per esempio che chi vince le elezioni governi fino alla fine della legislatura. Non so se la legge elettorale vada in questo senso e non si capisce neanche che cosa sarà il Senato. Stiamo giocando in maniera un po' anarchica».

E Renzi che giocatore è?

«Crede in quello che fa. Ma un po' più di umiltà non gli farebbe male».

È un appassionato di calcio, le dia un consiglio che lo ascolta...

«Mah, secondo me non ascolta nessuno».

Provi con un assist dei suoi...

«Per prima cosa deve capire che non si può chiedere agli italiani di pagare il cinquanta per cento di tasse. Abbassarle a livelli umani aiuterebbe a farle pagare a tutti».

Ma lei ne parlava ai suoi ex colleghi?

«Dicevo: facciamo come gli americani. Se uno spende tutti i soldi che guadagna non paga le tasse. Nessuno mi ha mai risposto e ancora adesso mi chiedo perché».

L'avversario più duro da battere?

«La burocrazia. È la prima cosa da cambiare: italiani che non pagano le tasse e politica che spreca».

Dica la verità, quel gol nel derby poi c'era o non c'era?...

«Un po' di polvere bianca in effetti si è alzata...».

Però...

«Non c'è certezza che abbia toccato la riga, non si saprà mai. E poi...».

E poi?

«Visto che era un derby con l'Inter, va bene così...».

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