La replica I due registi: «Da 40 anni Monicelli è troppo disfattista»

«Ci vuole qualcosa che riscatti questo popolo, che si è sempre stato sottoposto, schiavo di tutto». Così ha detto l’altra sera il regista Mario Monicelli, intervenuto durante il comizio di Michele Santoro e company a Bologna. Enrico Vanzina ieri ha ribattuto: «La vita non divide tra mostri e santi, anche se oggi parrebbe così. E sulla rivoluzione, voglio ricordare le bellissime parole di Luciano De Crescenzo: “Si parte dal voler cambiare il mondo, si arriva a cambiare il canale della tv...”». Mentre Carlo ha aggiunto: «Conosco Monicelli da quando avevo 17 anni. Nel ’68 e mi diceva che il cinema
non aveva futuro... Che gliene frega, a 95 anni la rivoluzione non la
deve mica fare lui» e Brignano conclude: «Non voglio far la rivoluzione, anche perché da romano mi devi dire ora e dove...».
Anche Gigi Proietti è intervenuto ieri.

Lui, che i Vanzina riconoscono quale unico possibile erede di Gassman: «Il mio personaggio è un chirurgo, un italiano tipico che mantiene, nel fare e ricevere favori, un’onestà di fondo. Sono italiano, e non mi riconosco nel quadro
catastrofico. Abbiamo fatto un film e non un saggio sulle categorie: è una commedia, e la commedia vuole il lieto fine».

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica