Reporter italiano rapito da commando di talebani

Gabriele Torsello, pugliese residente a Londra, preso mentre con un bus tornava a Kabul dopo un’intervista

Fausto Biloslavo

«Kash al momento è in Afghanistan, nella provincia di Helmand», si legge sul sito di Gabriele Torsello, un fotografo italiano rapito dai talebani nel Sud del Paese, dove i combattimenti con le truppe della Nato sono più aspri e gli attacchi suicidi o le trappole esplosive lungo le strade quasi quotidiani. La notizia è piombata ieri in Italia, come una bomba, ma il free lance, 36 anni, di origini pugliesi è stato sequestrato giovedì, mentre con un bus rientrava a Kabul dopo un’intervista. Torsello, che vive da anni a Londra, era partito per l’Afghanistan un mese fa. Nella disgraziata nazione, al crocevia dell’Asia, doveva esserci stato altre volte, perché sul suo sito ci sono delle belle foto da diverse zone del Paese come Khost e Kabul.
Probabilmente Torsello voleva realizzare un reportage fotografico per pubblicare un altro libro, come Il cuore del Kashmir, la regione sul tetto del mondo contesa fra pachistani ed indiani, già dato alle stampe con il contributo di Amnesty International. Dall’esperienza in Kashmir, dove ha vissuto anni, deve aver adottato il diminutivo di “Kash”. Sul sito, dove ci sono foto di madrasse, attacchi kamikaze, e del Libano aveva lasciato scritto che si trovava nella provincia di Helmand, una delle zone più “calde” dell’Afghanistan meridionale e che era disponibile ad un assignment, ovvero un contratto temporaneo con qualche testata giornalistica per realizzare un reportage.
Barbone nero islamico, convertito all’Islam in Inghilterra o in Kashmir, Tornello indossava vestiti afghani e viaggiava abbastanza liberamente e pericolosamente cercando di mescolarsi alla popolazione. Mercoledì scorso era andato ad intervistare il responsabile dell’ospedale di Emergency, l’Ong italiana del chirurgo Gino Strada, a Laskhargha, il capoluogo della turbolenta provincia di Helmand. La polizia afghana lo avrebbe fermato mentre scattava foto nel bazar della città, per poi rilasciarlo rendendosi conto che era un occidentale.
Secondo le prime frammentarie ricostruzioni di Peacereporter, un gruppo di giornalisti pacifisti che conoscono la zona, Torsello sarebbe partito giovedì per Kandahar, l’ex capitale spirituale dei talebani nel sud del Paese. Alcuni testimoni lo avrebbero visto scattare foto a Kandahar, ma giovedì sera il giornalista sarebbe proseguito verso Kabul, lungo l’unica strada asfaltata che porta alla capitale. Una strada ad alto rischio dove imboscate dei talebani o dei banditi sono all’ordine del giorno. «Siamo talebani e abbiamo preso in ostaggio lo straniero che accusiamo di essere una spia», ha spiegato, ieri, una voce anonima rispondendo alla telefonata fatta sul cellulare di Torsello dai giornalisti dell’agenzia di stampa afghana Pajhwok.
La stessa agenzia ha citato un certo Gholam Mohammed, che sostiene di aver viaggiato con l’italiano e ha confermato il sequestro. Secondo il testimone cinque uomini armati li hanno fermati lungo la strada, prima di giungere a Kandahar, portandosi via l’italiano. Sempre ieri si è saputo che giovedì sera, verso le 19, lo stesso Torsello aveva telefonato al responsabile afghano della sicurezza di Emergency nell’ospedale di Laskhargha confermando di essere stato rapito, ma di non sapere dove si trova. Inoltre ha chiesto di spiegare ai rapitori le sue buone intenzioni nei confronti del popolo afghano ed il fatto che è di religione musulmana. La telefonata si è presto interrotta, ma secondo Peacereporter le trattative con i sequestratori sono in corso. Torsello è originario di Alessano, in provincia di Lecce, da dove la madre Vittoria ha detto: «Siamo in ansia e in attesa. Siamo stati informati del rapimento di Gabriele dalla televisione: mentre guardavamo un programma in tv abbiamo sentito la notizia».
La zona dove è stato rapito il fotografo italiano è stata teatro, nelle ultime settimane, di aspri combattimenti fra i soldati inglesi e canadesi della Nato contro le roccaforti talebane.

Alcuni distretti infestati dalla guerriglia sono stati liberati, ma i talebani, hanno inviato rinforzi dalle province vicine. Secondo informazioni di intelligence i fondamentalisti avrebbero «spostato dalla zona orientale dell’Afghanistan anche molti mullah per istigare la popolazione locale alla guerra santa contro gli infedeli».

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