La Repubblica dei lattai

Leggo su Repubblica il Manifesto dei liberal USA per battere Bush. Opera di Bruce Ackerman e Todd Gitlin, è firmato da una bella ma non nutritissima schiera di intellettuali americani. Subito, la memoria mi riporta al 1932: anche allora, un folto gruppo di autorevolissimi personaggi si schierarono pubblicamente. Vergato mirabilmente dal grande critico letterario Edmund Wilson, il testo, intitolato Culture and Crisis, recava in calce, fra le altre, nientemeno che le firme di Sherwood Anderson, Malcolm Cowley, Countee Callen, John Dos Passos, Langston Hughes e Lincoln Steffens. Sostenevano i predetti a spada tratta il candidato alla Casa Bianca William Zebulon Foster, comunista! Risultato? 106mila voti circa di preferenza per il buon Foster.

Fatto è che, con buona pace di Repubblica, mai nella storia americana l’opinione degli intellettuali ha spostato un solo voto. Non conta quel che pensa Woody Allen, ma, come insegnava Montanelli, l’opinione del lattaio dell’Ohio perché Allen è unico (e magari non va neppure a votare) mentre i lattai o gli agricoltori sono molto più numerosi.

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