Resta a casa il medico licenziato dal Galliera: per i giudici ormai non serve più all’ospedale

Resta a casa il medico licenziato dal Galliera:  per i giudici ormai non serve più all’ospedale

Era stato licenziato dall’ospedale Galliera con l’accusa di lavorare nella clinica privata mentre risultava essere presente in ospedale. Il tribunale però, il primo luglio scorso, gli ha dato ragione e ha stabilito che l’ospedale lo debba riassumere dandogli anche tutti gli stipendi arretrati. Ma l’odissea giudiziaria per Angelo Patrone, neurologo, da non è finita affatto bene. Infatti la direzione del Galliera ha fatto appello alla sentenza di primo grado e la sezione per le controversie in materia di lavoro, presieduta da Alberto Haupt, ha ribaltato la decisione dei colleghi, ritenendo che il medico non debba essere reintegrato, visto che ormai il reparto dopo un anno e mezzo in cui lui è rimasto senza lavoro, si è riorganizzato e non ne ha più bisogno. L’avvocato del dottor Patrone Luca Ruggiero, è rimasto allibito leggendo le motivazioni addotte dai giudici di appello che sostengono anche che, siccome Patrone ha dimostrato di avere rapporti controversi con il suo primario e visto che ha fatto causa per mobbing in seguito a un demansionamento, sia un elemento di disturbo nel reparto. «Siamo all’assurdo - spiega l’avvocato Ruggiero - visto che la legge fa espressamente divieto di licenziare le persone che hanno fatto denunce per molestie sul luogo di lavoro... invece qui siamo al punto che al giudice di appello non importa se il medico è rimasto senza lavoro e senza stipendio a un tribunale gli ha dato ragione, dicono che ormai visto che hanno già fatto a meno di lui dopo il suo licenziamento il neurologo non serve più».
Mentre la battaglia delle carte bollate andrà avanti Angelo Patrone non dorme sonni tranquilli. «Nella sentenza di primo grado che mi ha dato ragione si diceva che non era provato che io non fossi dove dovevo essere, e i giudici hanno stabilito che, con effetto immediato, il Galliera avrebbe dovuto rimborsarmi tutti gli stipendi. Poi è arrivata la doccia fredda dell’ordinanza di appello, dove mi trovo a leggere che non ho bisogno dello stipendio visto che faccio libera professione e che sono amministratore di una società. Oltretutto non è nemmeno vero».


Nell’ordinanza si legge che il «reiserimento del lavoratore in una organizzazione delicata e complessa come quella di un ospedale e in particolare del reparto di neurologia può ingenerare, invece, problemi organizzativi». Non importa ai giudici che il licenziamento non fosse legittimo.

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