Federico Mello è un giornalista tecnicamente e romanticamente di sinistra. Uno di quelli che non vi aspettereste recensiti in questa biblioteca liberale sì, ma intransigente. Uno di quelli che scrive le cartoline, un po' allo stile di un Francesco Piccolo shakerato con Francesca Archibugi, e che sospira pensando al suo baretto di Alicudi. Eppure Mello si deve leggere e le sue riflessioni riguardano i confini delle nuove libertà. I suoi testi sono, si parva licet, la declinazione tecnica di The Circle. Il libro di Dave Eggers, di cui già parlammo, in cui si denuncia un mondo assoluto e orrendo dominato dai social network e in cui la nostra privacy muore.
Mello ripropone qualcosa di simile, anche se non romanzato, con Aliberti Editori, ne Le confessioni di un nerd romantico, scritto pensando ad un pubblico non specialistico. Il punto di vista molto suggestivo è che la nostra natura, piuttosto debole e portata a sviluppare dipendenze, possa essere facilmente manipolata dai nuovi monopoli della rete. I presupposti, come anche le soluzioni (affidare all'Onu, Facebook) non sono necessariamente da condividere, ma l'analisi dei meccanismi «persuasivi» della rete sono interessantissimi. «Immaginate di essere in visita al Louvre e di trovare, a fianco della Gioconda, due maxischermi che mandano un video sexy di Rihanna. Sarebbe un po' difficile concentrarsi sul capolavoro di Leonardo vero? Ebbene, quando siamo su Internet ormai ci troviamo in una situazione del tutto simile: siamo bombardati di stimoli.
Le piattaforme di internet possono stimolarci in molti modi: con un mi piace, un retweet, un cuore, una foto sexy, un video bizzarro, un gorilla che fuma, una notizia sensazionalistica. Ma tutte queste offerte di piacere, alla lunga, hanno finito per renderci iperstimolati. Quando siamo connessi siamo poco attenti, distratti, indaffarati, istintivi. Questa condizione si riflette nei nostri comportamenti online: troppo spesso pubblichiamo contenuti a cuor leggero, diamo sfogo alle emozioni, a rabbia, invidia, odio quando non a trolling che mira unicamente a provocare. Questa situazione non è casuale. Molte delle piattaforme Internet sono costruite invece esattamente per stimolare comportamenti impulsivi».
La rete diventa il regno dell'uguaglianza, dove uno vale uno: la peggiore frescaccia di tutti i tempi. Il suo Dna è quello dell'egalitarismo senza meriti, ma determinato solo dai like. E in questo piccolo mostro, noi alimentiamo il suo appetito fornendo ogni istante e volontariamente informazioni continue su noi stessi. «Abbiamo visto che sei alla stazione Termini, perché non lo condividi la tua posizione con i tuoi amici?», scrive Mello riferendosi ad una tipica notifica di Facebook.
Che diavolo di senso ha questa richiesta e peggio ancora perché ci cadiamo? Ecco leggere Mello è un modo per capire e comprendere meglio i nostri comportamenti social, ma soprattutto i rischi che si corrono ritenendo che la nostra libertà e la nostra privacy non siano più minacciate.
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