Retromarcia di Esposito: «Sì, usavamo quei telefoni» Ma si stringe il cerchio sui due amanti in carcere

CELLULARI La mamma di Ala: «C’era qualcosa di brutto nello sguardo di mia figlia»

Retromarcia di Esposito: «Sì, usavamo quei telefoni» Ma si stringe il cerchio sui due amanti in carcere

Gradoli. Esposito cambia versione mentre Ala, l’amante, non parla. «C’era qualcosa di brutto nello sguardo di mia figlia». Elena Nikifor, 64 anni, madre e nonna delle moldave scomparse e probabilmente trucidate il 30 maggio, nonché mamma della presunta assassina, è a pezzi. Ieri mattina Ala Ceoban si è avvalsa della facoltà di non rispondere alle domande del pm Renzo Petroselli e del procuratore capo di Viterbo Alberto Pazienti. E nel pomeriggio colpo di scena durante l’interrogatorio di Esposito in cui gli hanno contestato i nuovi elementi probatori. In sostanza, contrariamente a quanto sostenuto finora dai due, Paolo e Ala erano insieme, a Gradoli, il 30 e 31 maggio, sabato e domenica. Proprio quando Tania e la figlia Elena «scompaiono» nel nulla. «Usavamo quei telefoni - ammette Esposito - e ci messaggiavamo anche 50 volte al giorno. La mattina di sabato, quando ho saputo che Tania sarebbe andata fuori, sono andato a prendere Ala ad Acquapendente e l’ho portata a casa mia. A pranzo sono stato dai miei con mia figlia Erika. La notte, però, non abbiamo dormito nella stesso letto. Tatiana ed Elena non sono rientrate e così abbiamo passato insieme anche la domenica. La sera l’ho riportata a casa sua, a Santa Fiora».
Secondo gli inquirenti l’uomo e la donna, invece, uccidono le due e ripuliscono la scena del crimine. Le prove dell’eccidio? «Le tireremo fuori al momento giusto», chiosano. Notte da incubo, insomma, quella trascorsa nel carcere di Borgata Aurelia, Civitavecchia, per la Ceoban, 24 anni, accusata di aver ucciso, in concorso con Paolo, la sorella 36enne e la nipote Elena, 13 anni, nella villetta in località Cannicelle. «Al termine dell’interrogatorio - spiega uno dei suoi due legali, Fabrizio Berna - abbiamo parlato a quattr’occhi. Le ho consigliato di riflettere e chiarirsi le idee, solo dopo potremo studiare una linea difensiva. Non abbiamo ancora in mano l’ordinanza restrittiva, per questo, assieme al collega Pierfrancesco Bruno, abbiamo deciso di non farla rispondere. Certo, il suo è stato un arresto anomalo: non è mai stata indagata eppure l’hanno prelevata più volte per interrogarla in Procura. Le è stato chiesto di fornire un alibi, eppure era convocata solo come persona informata dei fatti. Tutto ciò per evitare la presenza dei difensori».
Solo ieri, difatti, è stato sciolto il divieto per la donna di incontrare gli avvocati. E questa mattina spetterà al gip Silvia Mattei convalidare o meno il fermo del pm. Infuriato l’avvocato Enrico Valentini, legale, assieme a Mario Rosati, di Esposito. «Certo che non sapevamo nulla di questi telefoni e del fatto che il nostro assistito frequentasse ancora Ala. Esposito ce l’avrebbe dovuto dire. Così ha aggravato la situazione».

Elena Nikifor, 64 anni, si è precipitata da Bologna a Bracciano, dalla sorella Olga. «Non riesco nemmeno a parlare - dice - sono distrutta dal dolore. Non posso credere che Ala abbia partecipato all'omicidio, magari ha solo aiutato a ripulire».

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