Il retroscena Differenziata in crisi. Per la crisi

Che c’entra Chiaiano con Wall Street? Ci voleva la crisi del credito per far saltar fuori un filo sottile che, correndo lungo l’ordito della globalizzazione, lega il quartiere della futura discarica di Napoli e il distretto finanziario più importante del mondo. I bond spazzatura e la spazzatura pura e semplice: sì, perché la crisi del credito nata nelle viscere delle banche d’affari americane sta investendo anche il settore del riciclaggio dei rifiuti, quello che, stando ai più illusi tra gli ambientalisti, doveva essere il toccasana capace di salvare Napoli, e Chiaiano, dai suoi cumuli di «monnezza».
Il problema è che le cosiddette «materie prime seconde», come carta, plastica e vetro riciclati, sono pur sempre materie prime. E così come il petrolio e il grano, a causa della crisi hanno visto le proprie quotazioni crollare a strapiombo. I dati forniti dal Conai, il padre di tutti i consorzi di riciclaggio italiani, sono impressionanti. Una tonnellata di plastica riciclata di buona qualità veniva venduta anche a 400 euro. Oggi ci sono aste che vanno deserte: il «Nasdaq» della plastica di seconda mano insomma segna zero. E la carta? Stessa storia: la straccia, quella che raccogliamo in casa per capirsi, è crollata da 77 euro la tonnellata a zero. Anzi, a meno 15, perché raccoglierla ha un costo. Tiene ancora il cartone, specie quello recuperato dai negozi, che quota intorno agli 11 euro.
«Paradossalmente - spiega Carlo Montalbetti - è proprio una fase di crisi come questa che dimostra che il sistema funziona. Tutti i mercati delle materie prime hanno alti e bassi, ma grazie al contributo ambientale pagato dai produttori e utilizzatori di imballaggi e al meccanismo dei consorzi, riusciamo a continuare a ritirare i rifiuti differenziati dai Comuni e a pagarglieli. In attesa che il mercato torni a salire. Un ambientalista come Chicco Testa dovrebbe saperlo. E poi lui che è bergamasco dovrebbe essere contento se anche nella sua casa di Roma arriva una raccolta differenziata efficiente come quella che si fa in Lombardia».
I prezzi super dei mesi scorsi del resto avevano un’origine ben chiara: lo sviluppo galoppante costringeva la Cina ad acquistare carta da macero e plastica riciclata in tutto il mondo, contendendosela a suon di rialzi. Ma il rallentamento dell’economia globale non ha risparmiato Pechino. E nel frattempo anche Chiaiano ha dato il suo contributo al fenomeno: «L’effetto Napoli ha avuto ripercussioni incredibili sul resto d’Italia - racconta Giancarlo Longhi, direttore generale del Conai - gli italiani sono rimasti veramente impressionati dalle immagini di Napoli sommersa dai sacchetti. Risultato? La raccolta differenziata della plastica è cresciuta del 30 per cento in pochi mesi. Ma a scapito della qualità del materiale raccolto».
Già la qualità. Perché la plastica non è tutta uguale. E così gli altri materiali raccolti. La realtà dei fatti è che in dieci anni in buona parte del Paese (a parte le «isole infelici» della differenziata come Campania e Sicilia) il sistema ha trovato un suo equilibrio e soprattutto, dove la raccolta è fatta bene, è diventata un’abitudine ben radicata nelle case degli italiani. Ai Comuni virtuosi ha fatto risparmiare un bel po’ sui costi da discarica. Per la sola carta, uno studio della Bocconi parla di un saldo netto tra costi e benefici di 1,6 miliardi.

Ma, in attesa della nuova frontiera che arriva dall’Inghilterra, macchine in grado di separare i rifiuti a valle, non tutto ciò che è riciclato luccica: nel 2008 sono stati spesi 25 milioni per incenerire la plastica differenziata ma scadente.

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