Il retroscena L’aria è cambiata: spiragli anche sulla Consulta

RomaIl messaggio è stato recapitato al Cavaliere qualche giorno fa, quand’era ancora in quel di Villa Certosa. Niente di definitivo, certo. Perché la materia è delicata e soprattutto perché anche la forma vuole la sua parte. Ma il trend - questo è stato riferito a Berlusconi da Alfano e Ghedini - si sarebbe invertito e le quotazioni che la Corte Costituzionale non bocci il legittimo impedimento sarebbero decisamente in salita. Rumors, perché è ovvio che la Consulta deciderà in piena autonomia il prossimo 14 dicembre. Anche se è difficile non pensare che i 15 giudici costituzionali (di cui cinque eletti dal Parlamento e cinque nominati dal capo dello Stato) non tengano conto del quadro complessivo della situazione. Nel quale può avere un peso determinante il via libera di una delle Camere al lodo Alfano costituzionale. Per la Consulta, infatti, sarebbe una sponda importante, visto che metterebbe nero su bianco l’intenzione del legislatore di sanare quello che è il vulnus contestato al legittimo impedimento (l’essere stato approvato con legge ordinaria).
In quest’ottica, dunque, un segnale certamente distensivo arriva dal Senato, visto che in commissione Affari costituzionali passa anche con il voto del Fli e dell’Mpa l’emendamento che sancisce la retroattività del lodo per i processi che riguardano il presidente del Consiglio ed il presidente della Repubblica. Si applicherà, insomma, anche ai procedimenti aperti prima di entrare in carica. Voto che arriva quasi in contemporanea con quello della Camera che rispedisce al mittente - in quanto «carente» - la richiesta di autorizzazione a procedere contro l’ex ministro Lunardi accusato di aver acquistato a prezzo di favore un palazzetto nel centro di Roma. Anche in questo caso il Fli si schiera con la maggioranza. E se è vero che dieci finiani (su 35) preferiscono non partecipare al voto non può non saltare all’occhio il deciso cambio di passo rispetto al passato. Quando i pasdaran non ebbero difficoltà a votare a favore dell’autorizzazione all’uso delle intercettazioni di Cosentino o quando il Fli decise per l’astensione sulla mozione di sfiducia al sottosegretario alla Giustizia Caliendo.
Gettate le basi, dunque, non stupisce il buon esito del faccia a faccia tra Fini e Alfano sulla riforma della giustizia. Non c’è ancora un via libera definitivo ma il fatto che sia il presidente della Camera che il Guardasigilli parlino di «spirito costruttivo» è piuttosto sintomatico. Un deciso riavvicinamento, per il quale si era speso nel primo pomeriggio anche Schifani (che ha ricevuto Alfano prima di Fini). «Si tratta - spiega il presidente del Senato - di un testo aperto al contributo di tutti e che non è contro la magistratura ma al servizio dei cittadini». Un deciso assist all’ex leader di An.
Prove di dialogo, dunque. Perché come spiega l’ex sottosegretario Cosentino «un accordo sulla giustizia sarebbe una garanzia per la tenuta della legislatura». E il fatto che l’emendamento Vizzini sia passato senza incidenti in Commissione è un buon viatico per un’approvazione rapida del lodo in Senato. A Palazzo Madama, infatti, l’aula dovrebbe riuscirsi a pronunciare prima del fatidico 14 dicembre, giorno in cui è convocata la Consulta per discutere il legittimo impedimento. E a quel punto i giudici avrebbero la sponda costituzionale per non cassarlo.


Così, quando a sera Alfano e Ghedini si presentano a Palazzo Grazioli per relazionare Berlusconi sulla giornata, il premier non nasconde un cauto ottimismo. E commentando la linea di Fini sul voto in Commissione e sulla riforma della giustizia si fa scappare un eloquente «buono, buono».

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