Il retroscena Il Pdl si ricompatta sull’Agenzia delle emergenze

RomaSi sono affrettati a esprimere la loro solidarietà a Guido Bertolaso, perché i dubbi e i distinguo sulla Protezione civile spa non fossero presi per una mozione di sfiducia contro l’uomo delle emergenze. E anche perché il premier Silvio Berlusconi non ha apprezzato le uscite.
Ma qualche richiesta di modifica del decreto rimane. E le possibilità che qualcuna di queste passi in Parlamento, magari dentro un maxiemendamento, sono in ascesa. In ogni caso, il provvedimento che affida a una società per azioni che fa capo alla presidenza del Consiglio, la gestione delle emergenze, non sarà cassato. Le opposizioni di centrosinistra che lo chiedono, non troveranno sponde nella maggioranza.
Che ci fossero malumori dentro il centrodestra era noto. L’altroieri Italo Bocchino, vicepresidente dei deputati Pdl, ha rotto gli indugi e ha reso pubblico il suo «no» alla spa. «Ci sono perplessità di merito e, dopo l’inchiesta, anche un problema di opportunità politica: Berlusconi valuti bene se non sia il caso di modificarlo», ha spiegato in un’intervista a Repubblica, assicurando di averne parlato anche con il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli.
L’intervista è stata accolta male dalle parti di Palazzo Chigi. Anche perché dire no a un rafforzamento della struttura gestita da Bertolaso anche per ragioni di opportunità, significa mettere lo stesso Bertolaso in una posizione politicamente scomoda; e questo proprio nel momento in cui il governo si è speso per difenderlo.
Per questo, ieri, a stretto giro di posta, sono arrivate le dichiarazioni decisamente pro Bertolaso da parte degli stessi che venerdì avevano espresso dubbi sulla spa. Prima Bocchino («l’opposizione non deve fare sciacallaggio. Bertolaso ha dimostrato di essere uno straordinario capo della Protezione civile. Lasciamo lavorare la magistratura e nessuno speculi su questa vicenda»); poi Matteoli (Bertolaso è «un uomo che ci ha messo tutte le sue forze raggiungendo risultati eccezionali»); la maggioranza ha fatto quadrato.
Il fatto che le perplessità fossero sorte soprattutto in ambienti ex An ha fatto pensare che i dubbi sulla società della Protezione civile fossero legati a un’altra partita, quella della costituzione della Difesa Spa, che gestirà i beni delle forze armate. Ipotesi smentita dagli stessi ex An. Ieri, per disinnescare la mina sono scesi in campo il capogruppo alla Camera del Pdl e il ministro della Difesa. Maurizio Gasparri ha precisato che «non c’è alcuna privatizzazione della Protezione civile che resta un dipartimento della presidenza del Consiglio sottoposto alle rigide regole delle amministrazioni pubbliche. C’è l’ipotesi di costituire una Spa che per alcuni servizi possa supportare il dipartimento». Poi il responsabile della Difesa Ignazio La Russa, che ha indicato una possibile via d’uscita. «Non c’è niente di strano se rimanesse così com’è - ha detto La Russa - ma tutti i provvedimenti possono subire modifiche in Parlamento che è sovrano».
Le perplessità infatti rimangono. Ad esempio quelle di Matteoli. Il fatto che nel decreto si specifichi che le prerogative del ministero siano fatte salve, non toglie che con il provvedimento così com’è si potranno realizzare opere pubbliche seguendo le stesse procedure d’emergenza previste per le calamità naturali. E poi c’è l’immunità del capo della protezione civile.

Obiezioni solo di tipo tecnico, assicuravano ieri fonti del ministero. Tradotto: se la questione diventasse politica, cioè se il premier decidesse di mettere la fiducia sul decreto, anche senza modificarlo, nessuno farebbe barricate.

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