Nel giardino dei sentieri che si biforcano attorno al premio Strega, stabiliamo una cosa: lamentarsi che Del Giudice sia stato designato come vincitore da mesi significa perdersi in un falso problema. Nelle competizioni autentiche, i vincitori «si sanno». Se a vincere sono i migliori, basta passare in rassegna i candidati per scovare quello cui è destinata la palma. Se invece la competizione non è trasparente, allora delle due luna. O il candidato deve la vittoria a un potere illegittimo - e in questo caso non conta quando la vittoria sia assegnata, se prima dopo o durante - o al contrario si candida precocemente qualcuno solo allo scopo di «bruciarlo».
Che sia stata questa alternativa, in grado di far perdere la pazienza allo scrittore più flemmatico, a piegare Del Giudice? Allautore di Orizzonte mobile resterebbe allora da spiegare come mai abbia deciso di gettare la spugna proprio adesso. Cosa è mutato nelle ultime ore? Che improvvisamente, dopo mesi di indiscrezioni, Del Giudice riveli che «non ha mai avuto e non ha alcuna intenzione di partecipare alla selezione», che «francamente al premio Strega non ci aveva pensato, e nemmeno il mio editore», equivale a umiliare lintelligenza dei lettori. E come è curioso sentirlo dire che il premio Strega ha delle difficoltà a scegliere bene a causa della «baraonda di chiacchiere da cui è circondato»!
Infatti è il contrario: il premio è circondato da una baraonda di chiacchiere perché nelle ultime edizioni non ha scelto bene. La verità è che mancano regole certe e che Del Giudice, probabilmente, soffre questa labilità normativa. Nelle fasi di rapida transizione gli uomini dal carattere più spregiudicato trionfano, e soccombono quelli dal temperamento più riflessivo. E Del Giudice è uno scrittore amletico. Amletico un libro, Orizzonte mobile, che forse è romanzo, ma forse non lo è. Che è opera di Del Giudice, ma anche farina di geografi ottocenteschi. Che esce oggi, ma racconta un viaggio di quasi ventanni fa. E amletica è la decisione di ritirare la propria candidatura con risibile ritardo rispetto alla nomination.
Perché nascondersi dietro un dito? Semplicemente, i sommovimenti allinterno dello Strega stanno producendo le prime crisi di nervi. Perché è vero, come dice Wittgenstein, che si dà anche il caso in cui giochiamo «we make up the rules as we go along», stabilendo le regole via via che la partita procede; ma se a cambiare le regole durante la partita non sono i giocatori, bensì il banco, prepariamoci ad affrontare degli psicodrammi.
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