Roma E due. Due videomessaggi al sito del Pdl nell’arco di pochi giorni e pure una lettera su carta intestata sempre Pdl a tutti i parlamentari. Il dettaglio non trascurabile è che Pdl non sta per Popolo della libertà ma per Promotori della libertà, l’organizzazione interna al movimento che fa capo direttamente al Cavaliere è che è gestita dalla piuttosto evocativa Michela Vittoria Brambilla. Fu lei, infatti, a lanciare nel 2006 i Circoli della libertà che aprirono le porta al traghettamento di Forza Italia nel Pdl.
Silvio Berlusconi, dunque, non arretra di un passo. Piuttosto rilancia e - nonostante le perplessità manifestate in privato da Gianfranco Fini quando a fine febbraio tenne a battesimo i Promotori della libertà - continua sulla via del movimentismo. E, di fatti, veicola attraverso l’organizzazione della Brambilla la campagna di marzo che porta alle regionali del 28 e 29.
Una risposta che ha diversi interlocutori. Da una parte la sempre più attiva azione della magistratura, visto che nelle sue conversazioni private il premier non nasconde di considerare l’inchiesta di Trani solo l’ennesimo tassello di un’aggressione che non ha precedenti e che «andrà avanti ancora». Un vero e proprio «accerchiamento», passato anche per le decisioni di «alcuni magistrati» di escludere le liste del Pdl in Lombardia (decisione poi rientrata) e nel Lazio. «Il gioco della sinistra e dei magistrati che usano la giustizia a fini di lotta contro il nemico politico - attacca Berlusconi - è sempre più scoperto e sempre più pericoloso». L’escalation di toni del Cavaliere, dunque, è soprattutto una reazione a quello che il premier considera un «disegno mediatico-giudiziario» che ha l’obiettivo di «sovvertire» il governo nazionale. Un segnale per far capire in modo chiaro che l’intenzione è quella di combattere questa battaglia fino all’ultimo.
Ma la scelta di rilanciare il movimentismo della rossa fondatrice dei Circoli della libertà - che ieri ha passato il pomeriggio a Palazzo Grazioli per «lavorare alla campagna elettorale e alla manifestazione» - non può non avere anche un significato in chiave interna. Perché se è vero che i Promotori della libertà sono un’organizzazione che fa parte del Pdl, il fatto che risponda direttamente al premier è un sintomo eloquente. Come lo è la decisione di chiamare alle armi i parlamentari del Pdl inviandogli una lettera non su carta intestata del partito ma dei Promotori della libertà. Con l’invito ad aderire alla nuova organizzazione che in qualche modo inizia a delinearsi come una sorta di correntone interno al Pdl. Che Fini continua a vedere non certo di buon grado, perché - dice ai suoi il presidente della Camera - si tratta di «iniziative estemporanee». E che per molti versi slegano Berlusconi da alcune scelte di compromesso obbligate dal partito. L’esempio più lampante sta proprio nella lettera inviata ieri ai parlamentari.
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