Rho Rissa mortale, in manette il titolare del pub e sei balordi

Hanno iniziato con i soliti «non ho visto» e «non conosco chi ha partecipato la rissa» e hanno finito con dare le proprie generalità all’ufficio matricole di San Vittore. In sette, tra cui il titolare dello stesso locale, sono stati infatti arrestati dai carabinieri dopo la rissa al Brigante di Rho, conclusa con un morto e due feriti. Accusati di rissa aggravata dall’omicidio nella speranza che a qualcuno, per evitare una dura condanna, torni la memoria. Il Brigante è un turbolento locale di Rho, al 18 di via Tavecchia, incastrato un quartiere tranquillo, lo stabilimento della Citterio, lindi condomini, giardinetti, giochi per bimbi. Prima tempio dei testimoni di Geova, poi pub «Tana del lupo», infine la nuova proprietà. Sabato sera musica latinoamericana, una cinquantina di persone in pista, una dozzina, tra italiane e albanesi, distribuite su due tavoli con le rispettive donne. Forse un apprezzamento pesante, forse vecchie ruggini, sono quasi tutti pregiudicati per droga, risse, rapine, tentato omicidio, o forse entrambe le cose: parte la lite, diventa rissa, saltano fuori un paio di pistole. Partono 11 colpi, la gente fugge, scappano anche i contendenti. Più tardi gli albanesi abbandoneranno all’ospedale di Rho, insieme a una pistola calibro 9, due connazionali. Artin Aurami, 38 anni, muore subito dopo, il suo connazionale, 34 anni, ferito a un fianco, se la caverà. Contemporaneamente viene mollato al pronto soccorso di Legnano un italiano di 33 anni: ferito al capo, forse dal calcio di una pistola.

Nel giro di poche ore vengono fermati il titolare del locale e sei balordi, nessuno però è in grado di spiegare cosa sia successo, chi abbia partecipato allo scontro e chi usato le armi. Sono stati tutti mandati a San Vittore a rinfrescarsi la memoria.