Tutto fa brodo pur di mandare a casa il Cav. Gianfranco Fini torna alla carica e dal suo scranno di presidente della Camera punta tutto su una nuova strategia per abbattere il Cav: Maroni premier. "È auspicabile che accada. Serve che qualcuno prenda l'iniziativa. È necessario un atto d'amore nei confronti dell'Italia - ha dichiarato Fini in un'intervista su Repubblica - e Maroni ha dimostrato di essere più consapevole di quel che sta accadendo. La Lega ha perso alle amministrative in misura maggiore rispetto al Pdl. Molti leghisti sanno che con questa situazione economica il federalismo si allontana, significa più tasse e si chiedono se il gioco valga ancora la candela". Una promozione in piena regola quella di Fini nei confronti del ministro dell'Interno. Una promozione che lo stesso presidente della Camera pensa possa essere corrisposta anche dai democratici. "Spero che anche il Pd non si sottragga alle responsabilità. Ma a condizione che si abbandoni il libro dei sogni" perché "serve un governo con un programma definito. Il rilancio dell'economia e una riforma elettorale che riconsegni agli elettori, prima di tornare alle urne, il diritto di scegliere da chi essere rappresentati". Il Pd ci ha messo però un attimo a smentire Fini, pur rivendicando il desiderio di far fuori il governo a tutti i costi. "Qualunque governo senza Berlusconi a palazzo Chigi - ha spiegato Enrico Letta- è senz’altro un’evoluzione positiva. Anche un governo Maroni quindi. Ma è evidente che il Partito democratico come più volte detto, oltre a preferire l’ipotesi di elezioni subito, non potrebbe sostenere governi guidati da esponenti dell’attuale governo Berlusconi, principale responsabile dei guai nei quali si trova oggi l’Italia".
E a far cadere nel vuoto il messaggio di Fini, ci ha pensato lo stesso ministro Maroni che ha dichiarato: "Noi lavoriamo perché il governo arrivi a fine legislatura". Il titolare del Viminale ha riferito ai suoi collaboratori di essere "indifferente" alle ipotesi che stanno circolando su nuovi esecutivi, "consapevole" che si tratta di idee "strumentali".
Il presidente della Camera poi continua la sua campagna politica antiberlusconiana e assume toni papali: "Gli uomini di buona volontà non abbiano paura e rompano la cappa imposta da Berlusconi. Gli impongano il passo indietro. A quel punto il centrodestra rinascerà e si riorganizzerà". E poi rincara la dose nel suo tentativo di spaccare il Popolo della Libertà: "In tanti nel Pdl vengono da me e si lamentano della situazione. In privato sono disperati, sanno che si vive una condizione drammatica. Sono coscienti del fatto che se continua così sono finiti e che il presidente del consiglio non è più in grado di governare. Poi in pubblico hanno paura, dicono che è saldo in sella. Abbiano il coraggio di spiegare a Berlusconi che deve fare un passo indietro".
"Nel momento in cui serve coesione nazionale per affrontare la crisi economica europea, come ha giustamente ribadito anche il presidente Napolitano, Fini dimostra assai poca responsabilità nel chiedere alla maggioranza di indicare un nuovo premier", attacca la Santanchè. "Forse sarebbe quest’ultima a dover indicare un altro presidente della Camera che rispetti davvero il ruolo istituzionale super partes". Il vicecapogruppo del Pdl alla Camera, Osvaldo Napoli, non usa mezzi termini per rimbalzare la proposta di Fini al centrodestra, bollandola come una "masturbazione mentale". E boccia il leader di Fli come terza carica dello Stato: "Non riesce ad essere super partes, è più forte di lui, continua ad avere pregiudizi personali e non politici contro Berlusconi. Non vede la concretezza della situazione in cui ci troviamo, vive nella fantasia".
Il leader di Fli rispendisce poi al mittente ogni accusa di apparentamento con la sinistra e dice: "Il perimetro di Futuro e libertà è quello del centrodestra. Solo qualche maniaco può accusarci di comunismo. Io voglio una destra repubblicana, vorrei un modello europeo per il centrodestra italiano. Ma dopo che la Lega si è astenuta in consiglio dei ministri sulle celebrazioni del 150. mo, dopo le polemiche sui rifiuti al nord, sugli insegnanti meridionali, su un certo odio etnico, io dico che questa non è la mia idea di destra".
Viste queste considerazioni resta solo da chiedersi come mai ora Fini si dica disposto a dare la sua benedizione a un governo a guida leghista. Ma la risposta è scontata: pur di far fuori Berlusconi, va bene tutto.
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