Roma - Una struttura ricavata da una serra, l'Aranciera di San Sisto, con il tetto di vetro, immersa nel parco delle terme di Caracalla. Scelta perché Corrado Passera voleva dare il senso della storia e della trasparenza. Poi sedute in cartone - che fanno molto start up - organizzazione in stile aziendale e un pubblico selezionato per assomigliare il meno possibile a quello di un congresso di partito. Tanti giovani, molti esponenti del mondo dell'economia, con una netta prevalenza del mondo delle aziende bianche. L'ex ministro del governo Monti ha fatto il suo secondo passo nella politica. L'ultimo, in luglio, sarà il lancio del partito vero e proprio con un «viaggio di ascolto» in giro dell'Italia. Ieri una tappa intermedia, con la presentazione del programma e del simbolo.
Il nome del movimento è «Italia unica». Inedito il simbolo: un mosaico venti forme geometriche di colore verde e rosso e bianco che rappresentano le regioni italiane. La combinazione tra i poligoni potrà cambiare e ogni aderente potrà avere il suo simbolo personale, inserendo i suoi dati in un «logo generator» che si troverà sul sito di Italia unica.
I tempi del movimento non sono stati pensati in funzione del governo appena nato di Matteo Renzi, se non per influenzarlo nei contenuti. Passera ne parla subito, in modo da sgombrare il campo da equivoci. Augura al nuovo esecutivo «quattro anni» di «ambizioni e capacità» che sono mancate ai tre governi che lo hanno preceduto. Quindi, «non sia un esecutivo di transizione».
Italia unica nasce per «unire», movimento di competenze. Ma è chiara l'impronta centrista. Passera dice di ispirarsi a Papa Francesco, e fa sua una frase del Pontefice: «Sentitevi custodi di tutto e di tutti».
Centrista, anche su un argomento scottante come la legge elettorale. L'Italicum non piace all'ex ministro dello Sviluppo ed ex ad di Poste. «Se è vero che tantissimi non si ritrovano più in quest'offerta politica, l'Italia ci dice: ci vuole del nuovo. E la Seconda Repubblica risponde: non se ne parla, il nuovo si deve alleare con il vecchio». Sotto accusa, la spinta ad aggregare i partiti fin dal primo turno e le liste bloccate.
Per il resto il programma economico di Passera ha una chiara impronta liberale. Più coraggioso di quello abbozzato da Renzi e diverso anche dall'impostazione che lo stesso ex manager ha avuto in passato. Rispetto al piano che a suo tempo redasse per il capo dello Stato Giorgio Napolitano, ad esempio, non c'è la patrimoniale. «Siamo contrari a qualsiasi ipotesi di nuova tassa e assolutamente contrario all'idea di una patrimoniale», ha precisato. Sull'idea del governo di tassare le rendite finanziarie, comprendendo anche i Bot in alcuni casi, Passera non si sbilancia: «vediamo i dettagli».
La cura shock all'economia italiana consiste nel «mobilitare almeno 400 miliardi, mettendo soldi veri in tasca alle famiglie e alle imprese». Riduzione della pressione quantificata: «Le tasse ci stanno dissanguando. Dobbiamo porci l'obiettivo di ridurre di 50 miliardi il carico fiscale, a fronte della riduzione di costi». Nell'immediato, per dare fiato alle famiglie, sposa l'idea di mettere in busta paga dei lavoratori, su richiesta, il Tfr. Poi dare la possibilità alle imprese di contrattare fino a due mensilità in più all'anno, senza oneri fiscali e contributivi. Versione rafforzata del salario di produttività detassato di Berlusconi e Sacconi.
Poi la lotta all'evasione, che va condotta con metodi non punitivi. «Restituiamo l'Iva a chi paga con moneta elettronica»; per disincentivare l'evasione «bisogna premiare chi paga». Poi il rilancio del credito tramite l'aumento di capitale della Cassa depositi e prestiti.
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